LGBT: storia di un acronimo
L’acronimo “LGBT+” è il termine ombrello più usato per indicare le persone con identità di genere e orientamenti sessuali che differiscono dallo standard imposto dalla società attuale. Nonostante sia ampiamente utilizzato anche da persone che non fanno parte della Comunità, sono ancora in pochi a sapere le origini di questo acronimo.
Siamo tra gli anni ’80 e ’90, dove le persone omosessuali, vittime di discriminazioni ed emarginazione, iniziano a sentire la necessità di un nome che possa farli sentire parte di una lotta comune. Rivendicano dunque i termini dispregiativi “gay” e “lesbica”, permettendo la nascita del primo tentativo di acronimo, non troppo dissimile da quello che conosciamo anche noi: “GLBT” (gay, lesbiche, bisessuali, transessuali). Nonostante siano state utilizzate innumerevoli altre varianti — e ordini per le lettere — questo è quello che più riesce a prendere piede, sia nella comunità stessa, sia all’esterno.
Durante gli stessi anni, nel pieno della pandemia dell’HIV, lo stigma di questa infezione genera nell’immaginario comune la convinzione che si tratti di un’esclusiva del mondo gay. Questo ha portato, anche a causa di miscredenze varie, al quasi completo isolamento delle persone omosessuali da familiari, amici e anche da parte del personale medico: nessuno voleva interagire con loro, meno che mai prendersi cura delle persone sieropositive.
A mitigare questa mancanza sono le donne lesbiche che, nonostante lo stigma del tempo, fanno il possibile per supportare i loro fratelli.
A questo punto della storia, e come immenso segno di riconoscenza, le prime due lettere dell’acronimo vengono invertite dalla quasi totalità della comunità: “GLBT” viene utilizzato sempre meno, favorendo la crescita di “LGBT” che giunge quasi inalterato fino ai giorni nostri.
Nel corso degli anni sono state aggiunte, man mano, diverse altre lettere: “Q” per le persone Queer (altro insulto rivendicato) e per le persone ancora incerte sulla propria identità o orientamento (“Questioning”); “I” per le persone intersessuali; “A” per le persone asessuali. Ma l’acronimo è in costante e continua evoluzione, rendendo impossibile aggiungere ogni varietà di identificazioni di genere e identità sessuale. Per tale ragione è ormai radicato l’utilizzo di “+” per concludere qualunque variazione dell’acronimo.
Samuel Matrone