Bambini delle coppie omosessuali non registrati: il mondo va avanti ma la politica resta indietro
A guardare le piazze italiane da Milano a Napoli nelle ultime due settimane risulta chiara una cosa:
il Paese va avanti ma la politica resta indietro.
Il passo indietro sulla registrazione dei bambini di coppie omosessuali è sicuramente lo specchio di questa tendenza che si manifesta in vari ambiti e fa sentire tragicamente i propri effetti in tema di diritti.
Se qualche politico nazionale fosse stato a piazza Municipio a Napoli, sabato 25 marzo, si sarebbe accorto di vivere su un altro mondo. Magari qualcuno avrebbe evitato frasi tipo “i gay spacciano i bambini per figli loro” oppure “la maternità surrogata è peggio della pedofilia”. Frasi talmente infami che non vale la pena nemmeno citarne gli autori. Eppure si tratta di politici di primo piano a livello nazionale. Ma com’è possibile che nel 2023 succeda ancora questo? La risposta più semplice ma probabilmente la più efficace è che sui temi legati al mondo Lgbt+ esiste tanta ignoranza. Non nell’accezione dispregiativa del termine ma fattiva.
Gran parte dei decisori nel nostro Paese non conoscono questo mondo. Se qualcuno, con un
tratto di penna, decide di lasciare senza diritti oltre 150mila bambini italiani, vuole dire
semplicemente che ignora che esiste un mondo di persone che sono andate avanti rispetto all’idea di Paese che si è formata nella testa di chi governa. Ai nostri politici sarebbe bastato guardare l’ultima puntata del nostro programma, dedicata al mondo della famiglia Lgbt+, per capire la quantità di persone che si amano e formano una famiglia senza aver bisogno di un’approvazione legislativa ma solo basandosi sui capisaldi della famiglia: amore, rispetto, fedeltà e vicinanza qualsiasi cosa succeda.
Solo che in un Paese civile il riconoscimento giuridico è la base del vivere comune e privarne anche solo una persona rappresenta un torto all’intera comunità. Sempre pensando ai temi delle puntate di Radio Pride, si immagini quanto possa essere difficile per una coppia omosessuale unirsi nonostante il passo avanti fatto con la legge Cirinnà.
Nonostante quell’opportunità straordinaria per lo stato dei fatti all’epoca della promulgazione, quell’istituto è ancora lacunoso su alcuni aspetti che andrebbero approfonditi così come promesso all’epoca. Promessa che è stata disattesa e per la quale la stessa ex senatrice ha chiesto alla comunità di dare ancora battaglia.
O ancora intraprendere il percorso dell’affermazione della propria identità di genere, anche in questo caso minato da una serie di problemi burocratici. O infine quanto deve essere dura, ancora oggi, fare coming out quando la seconda carica dello Stato dicendo in diretta tv sulle reti Rai che per lui
sarebbe stato un dramma avere un figlio omosessuale. Quando si sentono queste frasi, a noi di
Radio Pride non possono che venire in mente i volti delle tante persone finora incontrate. Tutte loro ci hanno insegnato qualcosa in ogni singola ora di trasmissione.
Ci piacerebbe che quelle puntate le guardassero anche i nostri politici per mettere da parte quell’ignoranza che divide il nostro Paese in tanti piccoli compartimenti stagni. Basterebbero quattro puntate per abbattere barriere erette da anni. Il nostro obiettivo è continuare ad abbattere muri con le prossime. Seguiteci.
Il Direttore
Vincenzo Sbrizzi
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