In tema di GPA: quando far nascere un bambino diventa reato universale
Dare la morte non è reato universale, non lo è uccidere un bambino, ma lo è farlo nascere
Stamani, dopo l’ultima trovata del Governo Meloni di rendere la GPA (legale in 65 Paesi) reato universale, non sono riuscita a non pensare a Lei. Ho pensato a quello che avrebbe detto, a come avrebbe commentato, a quanto e come si sarebbe – passatemi il termine – incazzata. Ho pensato ancora una volta a come avrebbe, di conseguenza (e come del resto ha fatto per anni), fatto da parafulmine a tutta la shit storm che, di conseguenza, le sarebbe stata rivoltata contro. Inclusa quella di questo Governo, che non avrebbe resistito all’ennesimo attacco nei suoi confronti.
Sono andata fino alla libreria e ho ripreso in mano uno dei suoi libri più straordinari, “Dare la vita“, un libro postumo, pubblicato da Rizzoli nel 2024 dopo che Michela Murgia ci ha lasciati. L’ho aperto fino a pagina 69 e ho ricominciato a leggere “il prezzo di dare la vita”, il capitolo che affronta proprio il tema della gestazione per altr*.
“La gestazione per altr* dal punto di vista formale non è altro che una gravidanza indesiderata – dato che per sé stesse non la si sarebbe intrapresa – portata a termine invece che interrotta. Lo stesso principio che difende il diritto di interrompere una gravidanza dovrebbe, a rigor di logica, essere applicato al diritto di darle inizio e portarla a compimento a prescindere dal fatto che ci sia di mezzo un accordo economico, perché se le ragioni economiche sono legittime per decidere di abortire, non possono essere illegittime per decidere di partorire.”
Peccato che uno Stato civile dovrebbe rimuovere le ragioni economiche da entrambe le scelte, ma finché non sarà in grado di rimuovere gli ostacoli economici le persone non saranno libere di scegliere. Il vero problema è che l’attacco che stanno subendo questo tipo di diritti viene celato dalla veste del problema economico (perché pagate non significa vendute, sia chiaro) e della mercificazione.
Questo concetto della mercificazione, però, mi ha portato alla mente una domanda: gli uomini possono ancora donare il proprio sperma?
La risposta è, ovviamente, sì. La domanda, quindi, viene spontanea: se la motivazione che ha spinto il governo a rendere reato universale la GPA è il bambino, perché un uomo può invece donare il proprio sperma? Se, invece, la motivazione è l’aspetto economico, perché non si è resa legale la remunerazione, normando a tal riguardo?
Il vero problema è l’attacco, continuato, nei confronti delle donne (che hanno il privilegio più potente di procreare) e delle persone LGBTQ+. Questo, perché, in una società non patriarcale, fondata su eguali diritti, un uomo può donare il proprio sperma e la donna il proprio utero. L’utero delle donne può essere utilizzato solo in base al principio di autodeterminazione della donna stessa, nessuno può scegliere come una donna possa utilizzare il proprio utero, né in tema di GPA né in tema di aborto. Così come del resto nessuno può decidere come un uomo debba usare il proprio sperma.
La stampa di tutto il Mondo (dalla BBC, al Washington Post, a Le Monde, la CNN e il The New York Times, solo per citare alcune famosissime testate) ha fortemente (e fortunatamente) criticato la scelta del governo Meloni sulla GPA, ricalcando anche quanto l’Italia, sia indietro sui diritti di autodeterminazione delle donne e su quelli della comunità LGBTQ+. Un chiaro attacco, l’’ennesimo. E qualcuno si aspettava che una donna come primo ministro potesse essere “la svolta”? Una quota rosa non è sinonimo di femminismo e, a chi sono cari questi temi e soprattutto questi diritti, lo sapeva già dal primo giorno in cui Giorgia Meloni è diventata Primo Ministro.
Un articolo sul Washington Post recita: “La nuova legge italiana classifica la maternità surrogata come un raro crimine universale che trascende i confini, come il terrorismo o il genocidio. La legge criminalizza anche il lavoro dei cittadini italiani impiegati come medici, infermieri e tecnici in cliniche straniere per la fertilità che facilitano la maternità surrogata. Questo e altri aspetti della legge potrebbero essere difficili da far rispettare”. E poi incalzano, ricordando che Giorgia Meloni, che si fa fiera portavoce di questo scempio e che vuole innalzare la “famiglia tradizionale”, è invece una donna che non ha mai sposato il padre di sua figlia.
Il vero problema, cara presidente (al femminile che Lei odia tanto!), è che non esiste nessuna famiglia tradizionale ove non vi sia un bambino adottato per vie illegali, non esistono storie familiari in cui una sorella non abbia deciso di aiutare un fratello o una cognata che non riuscivano ad avere figli. Esistono famiglie abbienti, medici che, da un giorno all’altro, sono arrivati a casa con un neonato in fasce che non era certo (come direbbe lei) figlio loro.
L’infertilità ha portato molte coppie a concepire in maniera controllata, medicalmente assistita e ad adottare secondo vari tipi di criteri, giusti per la coppia e per il bambino. Chi sostiene che non sia così fa semplicemente finta che qualcosa che accade da anni non esista. Chi sostiene che impedire la GPA porti a un non sfruttamento economico della donna non si rende conto che cercare di non far abortire una donna promettendole in cambio dei soldi (pratica effettuata nei centri pro-vita da anni) è esattamente la solita cosa. Le donne non sono merce di scambio in nessun contesto. Minare i loro diritti e quelli della comunità LGBTQ+ è uno scempio al quale, nel 2024, è impensabile continuare ad assistere. Continuare a far vacillare il concetto di famiglia di quelle arcobaleno, è assurdo.
Ad oggi, non sono considerati reati universali lo stupro, il femminicidio, la tortura, la strage, la riduzione in schiavitù, il bombardamento di scuole e ospedali.
Dare la morte non è reato universale, non lo è uccidere un bambino, ma lo è farlo nascere.