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Perché le elezioni tedesche del 23 febbraio riguardano anche noi

Prepararsi a una lunga fase di resistenza e difesa. Nessuna "normalizzazione", lotte ancora più radicali e visibili per pretendere più diritti

Perché le elezioni tedesche del 23 febbraio riguardano anche noi

News, Politica

8 Febbraio 2025

Di: Luigi Amodio

In queste ultime settimane, la sensazione di star vivendo un momento storico, ma della Storia con la S maiuscola, è sempre più forte. Sta giungendo a compimento, a mio avviso, il processo iniziato 35 anni fa con il crollo del muro di Berlino e la fine dell’impero sovietico. Chi come lo storico Francis Fukuyama aveva letto in quegli eventi “la fine della Storia” e l’inizio di un avvenire fatto di pace e stabilità, sotto il segno del capitalismo occidentale, aveva evidentemente preso un abbaglio.

In questi 35 anni non solo è successo di tutto a livello globale ma, soprattutto, si sono via via definiti i contorni di un “nuovo ordine mondiale” che proprio in questi giorni, battezzato da Trump e Musk, sta venendo alla luce, seppellendo sotto un cumulo di macerie – non solo figurate – il mondo uscito dalla Seconda guerra mondiale, con i suoi equilibri, le sue potenze, i suoi pesi e i suoi contrappesi.

Non è certo questo il luogo, né io ne ho gli strumenti, per analizzare i tratti di questo mondo che verrà. Ma alcuni elementi sono, tristemente, chiari. Mi limito a elencarne tre. Il primo è, sicuramente, una evidente vittoria del modello capitalista, in cui il valore centrale è quello del danaro, quali che siano i mezzi per guadagnarlo, anche lo sfruttamento selvaggio di altri esseri umani. Il secondo è un ordine multipolare, in cui spicca il ruolo neocoloniale e neo-teo-conservatore degli USA, il forte dinamismo pragmatico della Cina e dei suoi satelliti e, ahimè, l’agonia dell’Europa e dei suoi valori, ridotta a “parco giochi” mondiale, quasi solo una meta turistica anziché una potenza geopolitica, sempre più divisa e irrilevante. Il terzo, infine, è il ruolo delle tecnologie digitali, che 30 anni fa praticamente non esistevano nell’uso di massa e che ora plasmano idee, stili di vita, scelte politiche; per non dire della rivoluzione generata dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale.


Se questo è il quadro, è saggio per la comunità LGBTQ+ prepararsi a una lunga fase di resistenza e di difesa, attraverso la lotta, delle posizioni finora conquistate. Ed ecco perché le elezioni tedesche del prossimo 23 febbraio sono un appuntamento da guardare con attenzione, per immaginare gli scenari futuri. Come è noto, il vero punto di attenzione di queste elezioni è il risultato dell’estrema destra di AFD. Da quel dato capiremo, infatti, la presa della propaganda di Musk e il suo effettivo peso politico sull’Europa (non dimentichiamo i suoi ripetuti endorsement per Giorgia Meloni): il principale messaggio di Musk ai tedeschi è stato quello di non farsi condizionare dal proprio passato, cioè di rimuovere quel “tabù antinazista” che ha permeato di sé la storia della Germania post-bellica (fino a bollare recentemente di antisemitismo qualsiasi critica al governo israeliano, anche se proveniente da ebrei tedeschi).


Va detto che in Italia ci siamo portati tristemente avanti, mandando al governo il partito degli eredi del fascismo. Ma l’effetto anche simbolico di vedere AFD partito di maggioranza in Germania sarebbe devastante e un segnale fortissimo per tutte le ultradestre europee. Gli effetti per la comunità LGBT+ sarebbero molto pesanti e non ci rassicura affatto sapere che la leader di AFD è una lesbica dichiarata (o che il ministro del tesoro di Trump è gay dichiarato). Sappiamo molto bene che arretrare sul terreno dei diritti anche solo in parte e anche solo per una parte della nostra comunità – quella trans, non binaria, intersessuale, che già è stata messa sotto attacco – vuol dire un arretramento per tutt* noi.

Fa specie, per questo, leggere “appelli” a una maggiore moderazione e ragionevolezza del movimento LGBTQ+ italiano, da parte di personalità dichiaratamente omosessuali, per contrastare la deriva reazionaria che abbiamo finora descritto. Se qualcun* pensa che “normalizzarsi” possa aiutare a superare questo momento così complesso – scimmiottando magari le nuove figure rampanti della neo-destra LGB globale – a mio avviso sbaglia di grosso.


Se la destra vince a valanga in tutto l’Occidente, forse è proprio perché le forze democratiche e progressiste, negli ultimi decenni, hanno concesso troppo ai propri avversari, talvolta abbracciandone i punti di vista (pensiamo ai temi dell’economia e del lavoro) e lasciando in solitudine le figure sociali più deboli. Anche sul terreno dei diritti: pensiamo alla triste fine della legge Zan o al dibattito sulla GPA.
Per queste ragioni la comunità e il movimento LGBTQ+ dovranno essere ancor più radicali e visibili e continuare a pretendere più diritti e non certo di meno. Come sta accadendo in queste ore in Germania, dove ad AFD sta rispondendo un colorato movimento antinazista che, ci auguriamo, dalle piazze si sposti anche nelle urne.