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Rischia di farsi male pur di non usare una scala rainbow: il caso in una scuola di Verona

Alunno prova ad arrampicarsi sul corrimano: "non approvo la comunità LGBT". Libertà di pensiero o rifiuto del rispetto?

Rischia di farsi male pur di non usare una scala rainbow: il caso in una scuola di Verona

Cronaca, Scuola

6 Marzo 2025

Di: Benito Dell'Aquila

La scuola dovrebbe essere il luogo della formazione, non solo accademica, ma anche umana. Un’istituzione che insegna il valore del rispetto, della tolleranza e della convivenza civile. Eppure, il caso accaduto in una scuola di Verona, dove uno studente ha rifiutato di calpestare una scala arcobaleno, simbolo di inclusività, preferendo arrampicarsi sul corrimano, mostra quanto il percorso verso una società più giusta e accogliente sia ancora lungo e accidentato.

Un gesto di sfida o una rinuncia al rispetto?

La scala colorata non è solo una decorazione: rappresenta un manifesto visivo dei principi su cui si fonda l’educazione al rispetto delle differenze. È un simbolo voluto dagli stessi studenti, supportato dal Ministero dell’Istruzione, per ricordare l’importanza della lotta alle discriminazioni. Rifiutarsi di percorrerla non è un semplice atto di ribellione adolescenziale, ma una presa di posizione che si oppone ai valori di inclusione e rispetto.

È lecito esprimere opinioni diverse, ma è altrettanto lecito chiedersi: se la scuola si impegna a educare al rispetto, come può tollerare che un gesto così plateale e di sfida venga minimizzato o, peggio, difeso come libertà di pensiero? C’è un limite tra libertà di espressione e il rifiuto del rispetto altrui? L’episodio mostra un paradosso evidente: si chiede agli insegnanti di adottare metodologie sempre più inclusive e personalizzate, ma non si tutela chi subisce atti di omotransfobia o chi lotta per un’educazione basata sulla non discriminazione.

L’inclusione non è un’opzione, ma una necessità

La vicenda ha innescato un dibattito politico e sociale che dimostra quanto l’Italia sia ancora divisa su questi temi. Da un lato, vi è chi sostiene che punire lo studente significhi limitare la sua libertà di pensiero; dall’altro, chi sottolinea come il rispetto e l’inclusione non siano negoziabili.

Se il ragazzo avesse rifiutato di percorrere una scala con parole come “onestà” o “solidarietà”, avremmo avuto lo stesso clamore mediatico? O è solo quando si toccano i diritti LGBT+ che si scatena la polemica? Questo episodio è la fotografia di un Paese in cui i diritti sono ancora percepiti come privilegi di alcuni, anziché tutele per tutti.

Un problema di sicurezza e di valori

Oltre al tema dell’inclusione, la scuola aveva il dovere di intervenire per tutelare l’incolumità dello studente stesso. Arrampicarsi sul corrimano, invece di percorrere le scale, ha rappresentato un pericolo concreto per la sua sicurezza. È curioso notare come il dibattito pubblico abbia trascurato questo aspetto: la scuola ha agito non solo per difendere i diritti LGBT+, ma anche per evitare che un gesto insensato potesse trasformarsi in un incidente.

Il parallelismo con le scuole dedicate a Falcone e Borsellino

In Italia esistono numerose scuole intitolate a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due simboli della lotta alla mafia e della difesa della giustizia. Nessuno metterebbe in discussione la necessità di insegnare i loro valori agli studenti, perché il contrasto alla criminalità organizzata è un principio fondante della nostra società. Eppure, quando si tratta di difendere i diritti LGBT+, l’indignazione si divide. Ci chiediamo: se uno studente rifiutasse di entrare in un’aula dedicata a Falcone o Borsellino, sostenendo di non condividere i loro valori, si griderebbe alla libertà di pensiero o all’offesa alla memoria?

Non possiamo continuare a pretendere che le nuove generazioni crescano con valori di rispetto se non siamo in grado di difenderli con coerenza. L’educazione all’inclusione deve essere concreta e quotidiana, non un semplice slogan. Perché una scuola che permette di sfidare simboli di accoglienza senza prenderne le distanze non educa: cede.