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Nuovo blitz omotransfobico di Pro-Vita: manifesti shock a Roma

Immediata la reazione del Campidoglio che ha chiesto la rimozione alla ditta di affissioni

Nuovo blitz omotransfobico di Pro-Vita: manifesti shock a Roma

Diritti civili, News, Omofobia, Transfobia

10 Aprile 2025

Di: Vincenzo Sbrizzi

Non sono durati tanto i manifesti omotransfobici fatti affiggere dall’associazione Pro-Vita a Roma. In meno di 48 ore dalla loro affissione, il Campidoglio si è attivato per oscurarli anche a seguito delle proteste di associazioni e sindacati. “Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso – Giulio, 13 anni”. “Oggi a scuola ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo – Anna, 8 anni”. “La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine – Matilde, 16 anni”. Erano questi i messaggi choc, accompagnati dai volti di bambini e adolescenti con uno zaino scolastico sulle spalle, che campeggiavano sui manifesti della nuova campagna nazionale di affissioni lanciata martedì da Pro Vita & Famiglia Onlus per chiedere una legge che impedisca lo svolgimento di qualsiasi progetto sulla fluidità di genere in aula, il consenso informato preventivo dei genitori su ogni attività sensibile, la possibilità per le famiglie di poter esonerare i propri figli dai corsi gender e infine lo Stop agli attivisti Lgbtq+ nelle scuole.

La campagna di Pro Vita

“Troppe volte – sottolineavano in una nota – queste attività sono usate come cavallo di Troia per introdurre l’ideologia gender nelle scuole all’insaputa delle famiglie”. La campagna, partita martedì da Roma con affissioni in oltre 50 postazioni pubblicitarie, aveva l’obiettivo di toccare numerose città italiane nelle prossime settimane per sensibilizzare l’opinione pubblica e mobilitare i genitori. L’iniziativa si affianca alla petizione popolare ‘Mio Figlio No. Scuole Libere dal Gender già sottoscritta da quasi 30.000 cittadini, che chiede una legge chiara e vincolante: senza il consenso dei genitori nessuno può parlare di temi sensibili dentro la scuola. “Le frasi riportate sui manifesti si riferiscono a progetti gender realmente svolti nelle scuole senza che i genitori fossero informati e coinvolti – spiega Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus. Le scuole italiane si stanno trasformando in enormi campi di rieducazione ideologica di massa e questo avviene tramite la sistematica esclusione delle famiglie”.

L’intervento del Comune di Roma

Il Campidoglio ha reagito immediatamente chiedendo alle ditte concessionarie la rimozione dei manifesti affissi. La decisione è stata motivata perché sono stati considerati “segnati da stereotipi nella rappresentazione della comunità Lgbtqai+, rappresentata come minaccia e dannosa per lo sviluppo dei bambini e dell’infanzia”. “Siamo stanchi di vedere la nostra città puntualmente tappezzata con messaggi che alimentano odio, stereotipi e discriminazioni e che ledono la dignità delle persone. Progetti come quello di educazione all’affettività nelle scuole, in un Paese dove la violenza maschile sulle donne e le aggressioni omolesbobitransfobiche sono all’ordine del giorno, sarebbero da potenziare e valorizzare per costruire un pezzo di risposta culturale e sociale ad un problema con cui il nostro Paese fatica a fare i conti”. Così, in una nota, la CGIL di Roma e del Lazio. “Che vengano sanzionati i trasgressori – continua la Cgil -. L’amministrazione, infatti, può intervenire proprio sulla base del Regolamento comunale in materia di pubbliche affissioni sulle esposizioni pubblicitarie, che le vieta quando ‘contengano stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti e rappresenti la mercificazione del corpo femminile’ o ledano ‘il rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici”.

Le proteste di Arcigay Roma

Anche Arcigay Roma ha chiesto “l’immediata rimozione dei manifesti omotransfobici di Pro Vita & Famiglia”. Secondo Arcigay Roma “le affissioni di Pro Vita & Famiglia che tappezzano Roma veicolano messaggi lesivi della dignità delle persone Lgbtqia+, promuovendo stereotipi dannosi e alimentando un clima di discriminazione e intolleranza”. Rachele Giuliano, presidente di Arcigay Roma, ha dichiarato: “Queste campagne sono un attacco diretto alla dignità e ai diritti delle persone Lgbtqia+. È inaccettabile che nel 2025 si debbano ancora affrontare manifestazioni di odio così palesi. Mai come oggi siamo un bersaglio. Ogni giorno le persone Lgbtqia+ vengono vessate, picchiate, minacciate per strada, cacciate di casa e si tolgono la Vita. Tutto questo accade sotto lo sguardo compiaciuto del Governo, che quando si è insediato ha attuato una vera persecuzione contro la nostra comunità: ha bloccato le trascrizioni dei figli delle coppie omogenitoriali, si è opposto alle dichiarazioni europee sui diritti Lgbtqia+, ha ridotto ogni tutela in materia di identità di genere e in ultimo la criminalizzazione della gestazione per altri.

Mentre la Corte di Cassazione conferma che il decreto ‘padre e madre’ del 2019 è discriminatorio – prosegue Giuliano – compaiono questi manifesti, i cui contenuti rappresentano una distorsione della realtà educativa e un attacco diretto alla comunità Lgbtqia+. Questi messaggi non solo disinformano, ma contribuiscono a creare un ambiente ostile e pericoloso per giovani e adulti appartenenti alla comunità Lgbtqia+”. Giuliano, poi conclude: “Il linguaggio di odio aggredisce e uccide le persone: stiamo vivendo uno stato d’emergenza, ma non abbiamo intenzione di restare a guardare. Oggi più che mai appare evidente quanto siano necessarie azioni incisive sul territorio per contrastare l’odio e la violenza omolesbobitransfobica: anche per questa ragione, dopo la Dyke March del 26 aprile, Arcigay Roma insieme con l’Assemblea di Lazio Pride ha deciso proprio quest’anno di tornare a Roma con un Pride ad Ostia”.