“Vennero a prendere me, ma c’eravamo tuttə”: Roma in piazza il 17 maggio
Le istanze delle associazioni LGBTQIA+ italiane nel manifesto "La strada dei Diritti". La manifestazione del 17 maggio si inserisce in un contesto di difesa degli spazi democratici, unendosi alle lotte contro il decreto Sicurezza e alla violenta repressione ungherese contro i Pride

“Prima vennero a prendere le persone trans, e io non dissi nulla, perché non ero trans.
Poi vennero a prendere le famiglie arcobaleno, e io rimasi in silenzio, perché non avevo figl3 o pensavo non mi riguardasse.
Poi vennero a prendere chi manifestava in Ungheria, e io non mi preoccupai, perché non ero ungherese.
Poi vennero a prendere chi faceva educazione affettiva nelle scuole, chiamandola ‘ideologia gender’, e io distolsi lo sguardo, perché pensavo che tanto certe cose le insegnano i genitori“
Questo l’appello, che riecheggia le parole di Martin Niemöller, risuona con forza nel vibrante appello lanciato dalle associazioni LGBTQIA+* in vista della manifestazione del 17 maggio a Roma. La Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia si trasformerà in un grido collettivo: “Vennero a prendere me, ma stavolta c’eravamo tuttɜ“.
La piazza romana si prepara a diventare epicentro di una resistenza che non intende restare in silenzio di fronte alla crescente ondata di discriminazione e odio. Il riferimento all’Ungheria di Orbán, con il suo vergognoso divieto ai Pride forzato dalla Costituzione, è un monito chiaro di come l’attacco ai diritti delle minoranze sia un preludio pericoloso all’autoritarismo.
Le richieste delle associazioni
Ma la battaglia non è solo altrove. In Italia, la negazione della LGBTQIAfobia si scontra con la realtà di una persecuzione sempre più marcata nei confronti delle persone trans e non binarie, invisibilizzate e private dei diritti fondamentali nella scuola, nel lavoro e nello sport. Lo spauracchio della fantomatica “ideologia gender” viene agitato per bloccare interventi educativi cruciali contro il razzismo, il bullismo, l’abilismo e la violenza patriarcale.
Le associazioni LGBTQIA+* alzano la voce con richieste precise e urgenti. In primo luogo, lo scioglimento immediato del tavolo tecnico sulla “disforia di genere” istituito da Roccella e Schillaci, un’iniziativa percepita come un tentativo di patologizzare e ostacolare i percorsi delle persone trans*, ignorando le indicazioni dell’OMS.
L’attacco non si ferma alle identità di genere, ma colpisce duramente anche le famiglie arcobaleno. Si chiede con forza la fine della violenza istituzionale che contesta i certificati di nascita dei figli con due mamme e criminalizza l’omogenitorialità attraverso strumenti come la legge Varchi. Il riconoscimento alla nascita dei figli delle famiglie omogenitoriali e LGBTQIA+, il diritto all’adozione, l’accesso alla PMA e il matrimonio egualitario sono rivendicazioni imprescindibili per un Paese che voglia dirsi civile e inclusivo.
La manifestazione del 17 maggio sarà anche un’occasione per ribadire il diritto all’autodeterminazione
difendere l’aborto libero, sicuro e gratuito e chiedere l’allontanamento delle associazioni pro-life dai consultori. Un’attenzione particolare è rivolta alle lesbiche*, che anticiperanno la mobilitazione nazionale con la Dyke March del 26 aprile a Roma, la prima marcia lesbica organizzata in Italia.
Di fronte all’escalation di aggressioni e crimini d’odio, la risposta deve essere ferma e decisa, con azioni culturali e legislative concrete. Il diritto all’orientamento sessuale e all’identità di genere va difeso con forza, respingendo ogni tentativo di patologizzazione e approvando urgentemente una legge che condanni le pratiche di conversione e le mutilazioni intersex.
Manifesto della “Strada dei Diritti”
La rete di associazioni promotrici, unite nel manifesto “La Strada dei Diritti“, guarda oltre i confini nazionali, condannando chi calpesta i diritti umani e portando avanti politiche razziste, militariste e coloniali. La solidarietà con tutti i popoli oppressi è un elemento centrale di questa mobilitazione.
La manifestazione del 17 maggio si inserisce in un contesto di difesa degli spazi democratici, unendosi alle lotte contro il decreto Sicurezza e sostenendo il referendum cittadinanza, cruciale di fronte alle politiche migratorie del governo.
Sabato 17 maggio, a partire dalle ore 14:00 a Roma, la risposta all’odio e all’intolleranza sarà un’onda di voci unite. Sarà la dimostrazione che un’altra Italia è possibile, un’Italia antifascista, plurale e accogliente, dove nessuna sarà lasciata indietro.
