Adozione per coppie di persone dello stesso sesso, l’avvocata Spinelli: “In Italia la società e le persone cambiano ma le leggi no. È un problema culturale”
Salvatore Piro
“In Italia c’è una difficoltà culturale ad accettare il cambiamento. Viviamo di dogmi ed è molto complesso normare situazioni di fatto che si distaccano dal concetto di famiglia tradizionale. Non si tratta di una questione solo politica, ma di uno stravolgimento culturale. La legge cambia quando le persone cambiano e i fatti di questi giorni, purtroppo, dimostrano come l’evoluzione della coscienza si sia pericolosamente arrestata”.
A parlare è l’avvocata Raffaella Spinelli dell’Associazione Pride Vesuvio Rainbow oltre che socia di Rete Lenford-Avvocatura per i diritti LGBT+. Da tempo impegnata nella tutela dei diritti delle coppie omogenitoriali, l’avvocato esprime con semplicità e chiarezza gli ostacoli che, ad oggi, permangono nel nostro Paese per consentire la conquista di legittimi diritti a favore di tutti. “La capacità di essere genitore, madre o padre che sia, non è influenzata dall’orientamento sessuale nè dall’identità di genere. Non è dimostrato che figli e figlie di coppie omogenitoriali ricevano un pregiudizio dall’avere due mamma o due papà – prosegue l’avvocata Spinelli – anzi è dimostrato il contrario, ovvero che vivere in una famiglia omogenitoriale consente al minore di crescere con il senso dell’inclusione, dell’accoglienza, dell’apertura verso l’altro”.
“Ad oggi non abbiamo una legge che consente l’adozione piena per le coppie di persone dello stesso sesso. Molte coppie si trasferiscono all’estero pur di adottare. Sarebbe opportuno un intervento legislativo organico che tenga conto che le norme vigenti non rispecchiano l’attuale assetto sociale che, fortunatamente, si è evoluto ma che, intanto, è sfornito di tutela”.
L’opinione dell’avvocata Spinelli – consegnata a Radio Pride – giunge dopo l’intervista esclusiva realizzata dalla nostra redazione sul caso di “Maria”, affidata dopo due anni di attesa a una coppia di ballerini gay del Teatro di Palermo (https://www.radiopride.lgbt/2023/11/20/maria-affidata-ad-una-coppia-di-ballerini-di-palermo-intervista-esclusiva-per-radio-pride-a-marcello-e-gianluca/).
L’avvocata Spinelli, però, in merito precisa la grande differenza tra gli istituti giuridici: “L’affido prevede la prosecuzione del rapporto del minore con i genitori biologici, mentre l’adozione è piena nel senso che quest’ultimo legame si interrompe. Proprio perchè i genitori adottanti diventano, giuridicamente, i genitori dell’adottato. Con tutte le conseguenze derivanti del caso”.
A scendere in campo adesso è anche il Ciai, il Centro italiano aiuti all’infanzia, il più antico tra gli enti che si occupano di adozione internazionale (e non solo) nato nel 1968. Dopo un lunghissimo dibattito durato anni all’interno dell’associazione, migliaia di adozioni realizzate, il Ciai ha deciso di prendere posizione pubblicamente. A favore della possibilità di adottare o di avere in affido un bambino anche per single e coppie omogenitoriali.