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Ci lascia Ivan Teobaldelli, figura di spicco del movimento gay degli anni 80 e 90

Franco Grillini: "Ivan lascia un segno profondo nella storia del nostro movimento e sarà compito dei sopravvissuti coltivarne la memoria"

Ci lascia Ivan Teobaldelli, figura di spicco del movimento gay degli anni 80 e 90

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14 Marzo 2025

Di: Radio Pride

Se n’è andato a 76 anni Ivan Teobaldelli, una delle figure più rilevanti del movimento gay degli anni ’80 e ’90. A Ivan Teobaldelli si deve la nascita in Italia della componente del movimento che, alla fine degli anni ’70, si allontanò dal FUORI! federato al Partito Radicale, per dare vita a quei “collettivi autonomi” vicini ai gruppi della nuova sinistra, da cui derivarono esperienze come la rivista Lambda (1976), i Campeggi Gay (1979-1985), il Cassero di Porta Saragozza (1982), la rivista mensile Babilonia (1983) e quindi la stessa ArciGay. Ricordiamo anche alcune sue pubblicazioni come  il romanzo Esercizi di castità (1993) per Einaudi e il saggio La biblioteca segreta (1997).

Teobaldelli, che in quegli anni attraversò da protagonista, con intelligenza e cultura, gran parte di queste esperienze, si allontanò poi dall’attivismo per proseguire nell’attività di scrittore, giornalista, curatore e critico d’arte, ma sempre mantenendo un legame affettivo con la comunità che aveva dato vita al movimento LGBT+ di quella fase.
Lo ricorderemo nell’ultimo appuntamento dell’Officina di Lettura, prima della pausa estiva, mercoledì 28 maggio alle 18,30, nella sede di Officina Cimaglia.

Il ricordo di Franco Grillini 

Lasciamo a Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, un intenso e preciso ricordo di Ivan. 

Sono rimasto molto sorpreso dalla notizia improvvisa della morte di Ivan Teobaldelli. Ci siamo conosciuti nella Milano anni ‘80, nella redazione di Babilonia, in cui ho lavorato così a lungo da consentirmi di prendere il tesserino dell’ordine dei giornalisti che ho tuttora. Con Ivan è subito scattata un’amicizia spontanea e una stima reciproca perché era molto colto, affabile, gentile, ironico e molto bravo nel suo lavoro di redattore del giornale, fondato di fatto da lui e da Felix Cossolo.

Allora c’era una redazione molto ricca, Babilonia editava anche dei libri tra cui la vendutissima guida gay italiana, e aveva tentato anche l’edizione, quando Giovanni Dall’Orto si era aggiunto alla redazione, di una rivista teorica che uscì con un solo numero e si chiamò La Fenice. Con Babilonia facemmo anche la conferenza stampa, nel giugno del 1985, sui candidati gay alle amministrative di allora, quando fu eletto solo Paolo Hutter a Milano, che poi fece tre mandati.

Io ero candidato alle provinciali di Bologna e avevo chiesto di essere messo in una posizione non eleggibile perché ero segretario nazionale Arcigay ed ero troppo impegnato nella costruzione dell’associazione per assumere un serio impegno istituzionale.

Esiste una bella foto di quella conferenza stampa ed esistono tante foto belle con Teobaldelli: la mia preferita è quella del giugno 1993, a Milano, in Piazza della Scala, in occasione dei matrimoni gay – così si chiamavano allora – celebrati da Paolo Hutter, che era ancora consigliere comunale, che celebrava con la fascia da sindaco, motivo per cui il Prefetto minacciò di destituirlo da consigliere comunale. Fu un’iniziativa bellissima, c’erano 10 coppie e tra i celebranti c’era anche Ivan Teobaldelli, come si può vedere da quella foto iconica della storia lgbt italiana. Molte foto di quell’evento non ci sono più, in una famosa c’erano Ivan Dragoni e Gianni Delle Foglie, ormai deceduti, testimonial dei diritti delle coppie omosessuali, in televisione, per tanti anni. In quella foto di Piazza della Scala si vede un Ivan contento del successo dell’iniziativa, della piazza strapiena, delle coppie gay che si presentavano al mondo a viso aperto,  per la prima volta in Italia, e di una iniziativa, allora definita “una provocazione”, che lasciò un segno duraturo nella storia italiana della politica  dei diritti e del movimento lgbt.

Poi c’eravamo un po’ persi, lui era andato ad abitare a Città di Castello, andando via dalla sua amata Milano ed io ho continuato a fare la vita dell’attivista, chiamandolo di tanto in tanto e proponendogli sempre  di vederci, cosa purtroppo che non è più avvenuta. L’ultima volta che gli avevo proposto di vederci era in occasione dell’inaugurazione di una targa dedicata appunto ai matrimoni gay di Piazza della Scala. In quell’occasione mi disse che sarebbe venuto volentieri ma che non aveva i soldi per spostarsi e gli dissi che quello non era un problema e che sarebbe stato ospite nostro, di tutti gli amici di Milano. Ivan, però, non venne perché non voleva pesare su nessuno e forse anche per altri motivi che possiamo immaginare e mi dispiacque  molto perché se c’era qualcuno che doveva essere lì e che era stato presente trent’anni prima era proprio Ivan Teobaldelli.

Ivan lascia un segno profondo nel movimento lgbt italiano, nella storia del nostro movimento e sarà compito dei “sopravvissuti” coltivarne la memoria in modo tale che anche le giovani generazioni sappiano che sono esistite persone come Ivan che hanno messo dei mattoncini per costruire quei diritti che siamo riusciti a strappare, pochi o tanti che siano.

Un ultimo episodio che mi piace ricordare – che peraltro ha ricordato sui social anche l’amico Paolo Rumi – è quando ci vedemmo nel 1982 al Campeggio di Vieste, per la presentazione del numero zero di Babilonia: c’era lui, c’era Felix Cossolo, c’erano gli amici della redazione e c’ero anche io, a 27 anni, giovane, pieno di voglia di fare, entusiasta del movimento, con un coming out fresco fresco ed era proprio Ivan che mi presentava a tutti come il compagno di Bologna del PDUP. Ciao Ivan, è stato bello conoscerti.”