Enzo Moscato, a un anno dalla morte
Ad un anno dalla scomparsa diverse le iniziative e gli eventi in città per ricordare il grande drammaturgo napoletano e avanguardia del movimento di liberazione omosessuale nel nostro Paese
di Luigi Amodio
La politica del corpo, edito da Savelli nel 1976, nella collana Controcultura, fu una delle prime pubblicazioni del neonato movimento omosessuale italiano, che si riconosceva – sostanzialmente – nelle fila del FUORI!, la prima eroica organizzazione dei gay e delle lesbiche, federata al Partito Radicale.
No.1 del FUORI!. Archivio storico “Paolo Poli” di Antinoo Arcigay Napoli
In quella antologia, che raccoglieva vari articoli pubblicati sui primi numeri della rivista del movimento, c’è anche un testo di Enzo Moscato (all’epoca ancora docente scolastico di lettere) sui ruoli e le contraddizioni di quella “sessualità mediterranea”, di cui Napoli è sempre stata capitale, dall’antichità fino ad almeno qualche decennio fa, quando anche la nostra realtà si è dovuta arrendere a quella “mutazione antropologica”, paventata da Pasolini, ormai definitivamente compiuta e cui sembra impossibile resistere, vieppiù nell’era digitale.
Credo che questo testo sia l’unica testimonianza – oltre alla tesi di laurea sul rapporto tra movimenti di liberazione sessuale e psicanalisi – di qualcosa di prossimo a un “impegno militante” in senso tradizionale nei movimenti di liberazione, di quel grande drammaturgo e intellettuale che fu Moscato, della cui scomparsa ricorre il primo anniversario proprio in questi giorni.
Da allora in poi, e compiutamente dal 1980, anno di quel terremoto che scuoterà dalle fondamenta la vita e la cultura di Napoli, dando vita a uno dei momenti più creativi e fertili nella storia della città (…Lucio Amelio e Terrae Motus, il Falso Movimento di Mario Martone e il Teatro Studio di Caserta di Toni Servillo, locali come il Sinsemilla e il Diamond Dogs, gli spettacoli di Enzo Moscato appunto…) l’impegno di Moscato fu in primo luogo nel linguaggio, nella reinvenzione del dialetto, nella edificazione di un universo artistico di cui, a mio avviso, l’incredibile Rasoi, del 1991, costituisce uno dei momenti più alti e forse uno dei momenti più alti del teatro e della cultura italiani del secondo dopoguerra.
Assieme ad Annibale Ruccello, alla cui prematura scomparsa e perdurante assenza dedicò lo spettacolo Compleanno, Moscato ha grandemente contribuito a mettere a terra elementi di una cultura queer che hanno ben presto valicato i confini di Napoli e della nostra regione, per divenire patrimonio di intere generazioni di studios*, attivist*, appassionat* di teatro e letteratura. Un approccio, il suo, sempre generoso e inclusivo, fatto di collaborazioni con altre personalità artistiche di rilievo come, per citare solo qualche nome, l’attore Gino Curcione o lo scenografo e costumista Tata Barbalato, anch’egli scomparso qualche mese fa.
Da sinistra, Enzo Moscato, Tonino Taiuti, Silvio Orlando e Annibale Ruccello, interpreti nel 1985 della prima edizione di «Ragazze sole con qualche esperienza»
Per tutt* coloro che non hanno avuto la fortuna – che ha avuto invece chi scrive – di vivere in diretta quella appassionante e formativa stagione, consiglio la lettura del testo di Rasoi e la visione del film che ne fu tratto nel 1993, oltre che di partecipare agli eventi di commemorazione di Moscato che si terranno, a partire da oggi e per circa un mese: nove spettacoli in dieci teatri coinvolti; un premio per giovani under 35; la proiezione di due documentari; la presentazione di una mostra fotografica e un libro.
Il ciclo di eventi sarà aperto da “Signurì Signurì”, diretto da Cristina Donadio e Luca Trezza, alle Officine San Carlo mentre il 13 gennaio, a un anno esatto dalla scomparsa di Moscato, sarà ricordato con “Compleanno” proprio in quella Sala Assoli del Teatro Nuovo, in cui tante volte raccontò le sue storie e cantò le sue canzoni.