Le dodici fatiche di Elly Schlein per una sinistra progressista, ecologista e femminista
Il dato reale è che Elly Schlein ha vinto le primarie del Partito Democratico con il 53,8% conto il 46,2% di Bonaccini, diventando di fatto la segretaria della seconda forza politica d’Italia.
In realtà, a potersi fregiare del peplo e delle ali della vittoria è quell’inarrestabile ondata di speranza che, da troppi anni, invoca a gran voce un cambio di rotta ad una sinistra distratta. Una speranza che in Elly Schlein e nella sua mozione “Parte da noi”, si è incarnata in una nuova voce guida, l’emblema ultimo di una nuova sinistra non più impantanata in una polverosa partita a scacchi per il potere, ma una sinistra delle piazze che sa ascoltare e parlare la stessa lingua dei ceti più fragili, ai giovani e alle donne, ai precari.
Vincere le primarie per Elly Schlein rappresenta solo il primo passo. Ad attenderla ci sono sfide assai più ardue. Le dodici fatiche di Schlein, affinché le linee guida del suo programma possano trovare consenso esterno senza disperdere i moderati, ma soprattutto nel convertire i membri interni al partito stesso.
La neo segretaria ha convinto, presentandosi come una donna progressista, ecologista e femminista e le sue energie dovranno focalizzarsi e vincere su tre principali fronti:
- Il fronte interno con la ricostruzione si una nuova identità di un partito sbiadito dal tempo, adattandolo alle nuove linee guida del programma Schleniano;
- Il fronte esterno, dando una direzione d’opposizione forte e chiara all’attuale governo e alle destre, dopo mesi di pacato silenzio sull’attuale agenda politica;
- Il fronte dell’elettorato, per ricucire i rapporti con le elettrici e gli elettori che negli anni si sono allontanati dagli ideali del PD, non tradendo la fiducia di coloro che in lei hanno intravisto il volto del cambiamento, riportando al voto i tanti astenuti negli ultimi anni e convincere gli irriducibili elettori che la sua linea è attuabile.
Tra i punti focali e radicali del programma di Elly Schlein ci sono i diritti civili e sociali di cui condivide sensibilità e vicinanza, diritti civili e sociali decisivi e non barattabili, anzi, “inscindibili. Chi fa benaltrismo, non li vuole. Né l’uno né l’altro”. In più occasioni Elly Schlein ha affermato che il PD deve avere una linea chiara e diretta su quale sia la via da percorrere in fatto di diritti: “Dobbiamo batterci per una legge contro l’omobilesbotransfobia, l’abilismo e il sessismo. Vogliamo che il matrimonio sia un istituto aperto a tutte e tutti, con il pieno riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali e la fine della discriminazione subita dalle loro figlie e figli.”
La dodicesima fatica da superare sarà, però, verso se stessa. Riuscirà Schlein a rimanere leale verso quegli ideali che l’hanno portata alla segreteria di partito ed a salvarsi dai dirottamenti di una politica di compromesso e di larghe intese?
E a chi con la designazione alla segreteria del PD di Elly Schlein vuole a tutti i costi vederci un tentativo di emulazione di quote rosa al vertice e, a chi, con sterile retorica sul suo background personale e familiare denuncia l’inadeguatezza della Schlein a parlare di certi temi, gli si potrebbe chiedere di attendere e di “lasciarla lavorare!”.
Benito Dell’Aquila
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