Milano, Roma e Bologna, l’Italia sempre più omofoba e violenta
Violenza frutto probabilmente di un clima sempre più avvelenato dai discorsi d'odio di chi ha responsabilità di governo del Paese
Tra la fine dell’anno vecchio e con l’anno nuovo appena arrivato, l’Italia è scossa da una serie di episodi di violenza omofoba che hanno colpito diverse città, da nord a sud. Un’escalation preoccupante, frutto probabilmente di un clima sempre più avvelenato e da una politica che ha sempre più nel mirino le persone LGBTQ+.
Milano: poco prima di Natale
Pochi giorni prima di Natale è iniziata questa striscia nera d’odio e di intolleranza a Milano, dove una coppia di ragazzi omosessuali è stata vittima di aggressioni verbali e minacce. Questo episodio, seppur non il più ha acceso i riflettori sull’omofobia dilagante nelle nostre città. Si tenevano per mano. Soltanto per questo motivo sono stati aggrediti e insultati: “Fate schifo, siete contro Dio e la natura”. Dopo gli insulti, arriva l’aggressione da parte del branco, un gruppo di giovani ragazzi, verso la mezzanotte in zona Barona, ha assalito una coppia di uomini con insulti omofobi, ma non solo. Uno dei due destinatari delle offese, un 45enne, dopo aver reagito agli insulti è stato colpito con un pungo in faccia. L’uomo è stato portato all’ospedale San Paolo e sottoposto a visita neurologica. I carabinieri di Milano stanno cercando di individuare i colpevoli.
Roma, un’escalation di violenza
Anno nuovo, Roma, zona Pigneto, stessa dinamica, stesso odio, camminavano mano nella mano tornando a casa dopo il Capodanno, quando sono stati aggrediti da dieci ragazzi con botte e insulti omofobi, per il solo motivo di essere una coppia omosessuale. A renderlo noto l’associazione Gaynet, che ha supportato i due ragazzi nel processo di denuncia e che denuncia: “Dopo 15 minuti di botte e minacce, i due hanno dovuto camminare fino al pronto soccorso con Sthepano sanguinante, perché non c’erano ambulanze disponibili. Trauma cranico, naso rotto, volto tumefatto e 25 giorni di prognosi, ma soprattutto tanta rabbia e paura“.
“Io ho saputo difendermi in qualche modo, ma mi hanno aggredito in 10 in modo tale che altri ragazzi non sarebbero sopravvissuti – racconta Sthepano, uno dei due ragazzi aggrediti – Abbiamo denunciato e vogliamo che la nostra storia sia da esempio. Vogliamo che tutto questo finisca, tenersi per mano o scambiarsi uno sguardo romantico deve essere un gesto normale per tutti. Vogliamo reagire alla paura, perché con la paura di essere se stessi non si vive“.
Bologna: il Cassero nel mirino
Purtroppo le brutte notizie non finiscono qui e da Bologna, dal Cassero, arrivano le immagini dell’ennesima aggressione alla storica sede della Salara in via Don Minzoni. Nel comunicato diffuso ieri, 1° gennaio, dal Cassero, si denuncia il ritrovamento di un messaggio minatorio scritto sulla porta della sede: “Spazi liberi, via tutti i fro…”. L’attacco non si è limitato alla scritta, ma ha coinvolto anche il centro antidiscriminazione. I volantini distribuiti per sensibilizzare contro la discriminazione erano stati lanciati giù dal ponticello, mentre cartelloni e insegne sono stati strappati e gettati a terra. Questo episodio segue altri atti di vandalismo già denunciati nei giorni precedenti e che fanno sempre più da cartina a tornasole di una crescente violenza ai danni delle persone LGBTQ+
Un’Italia omofoba e violenta?
Questa serie terribile di violenza, a cavallo dei due anni, desta non poche preoccupazioni e ci chiediamo quanto la crescente retorica d’odio o la crescente e costante intolleranza nei confronti delle persone LGBTQ+ messa in essere da una parte politica, quasi sempre composta da esponenti di spicco di questo Governo o dei partiti politici che compongono l’attuale maggioranza parlamentare, possa di fatto creare le condizioni adatte affinché la violenza omotransfobica possa diffondersi sempre più nel nostro Paese. Proprio qualche giorno fa, l’UNAR, l’ufficio antidiscriminazione che fa capo al Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato la graduatoria dei nuovi progetti che dovrebbero rafforzare l’attuale sistema dei centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere. Basta garantire i servizi, oppure bisognerebbe riconoscere quei diritti negati alle persone LGBTQ+ che sono spesso l’oggetto politico delle violenti esternazioni di chi alimenta di fatto l’odio omotransfobico?
Bastano gli sportelli e le strutture d’accoglienza o bisognerebbe piuttosto programmare una serie di interventi di carattere culturale e sociale, a partire dalle scuole e dalle famiglie, per prevenire e contrastare l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia?