A Pomigliano, inaugurato un murales in memoria di Marcello Colasurdo, sacerdote laico della Juta dei Femminielli
Il 6 ottobre è stato inaugurato a Pomigliano d’Arco, un murales dedicato dallo street artist Luciano Ranieri all’attore e cantante folk Marcello Colasurdo scomparso il 5 luglio del 2023. I
l murales si trova sulla facciata del palazzo in cui abitava il noto artista, in una zona periferica di Pomigliano, particolarmente amata da Colasurdo.
Re della Tammorra, leader storico del Gruppo Operaio di Pomigliano d’Arco ‘E Zezi e protagonista di collaborazioni musicali importanti con 99Posse, Almamegretta, NCCP, Daniele Sepe, Modena City Ramblers, Colasurdo era l’anima più fedele e autentica della Festa della Candelora del 2 febbraio, cioè della nota Juta dei Femminielli a Montevergine, ricorrenza antichissima che ripercorre la leggendaria e drammatica storia d’amore tra due giovani che, nel 1262, sarebbero stati liberati e salvati dalla Vergine – Mamma Schiavona – dopo esser stati legati nudi a un albero dalla comunità locale che voleva punirne l’amore “contro natura”, condannandoli ad essere sbranati dai lupi.
Colasurdo è stato per anni il vero e proprio “sacerdote laico” del rito dedicato a Mamma Schiavona, cioé alla Madonna di Montevergine, così chiamata in quanto si tratta di una madonna nera di origini bizantine, che è oggi considerata la madonna dei femminielli e della comunità Lgbt+ in generale.
Con il suo canto e le sue tammorre, Colasurdo – che è stato anche attore in pellicole di Fellini e Martone – ha guidato per anni la festa della Candelora, una festa che negli ultimi tempi ha registrato un ritrovato interesse, anche mediatico, probabilmente dovuto alla crescente affermazione della cultura queer e all’incalzare delle rivendicazioni identitarie avanzate dalle persone non binarie.
D’altronde, come ricorda una celebre strofa delle tammurriate che Colasurdo, abbigliato con le sue consuete vesti, i suoi appariscenti pendagli e i suoi vistosi amuleti, intonava alla Madonna Schiavona: «Masculill’ e femminell’, annanz’ all’uoccchie tuoie simm tutt’ figlie belle».