Il ragazzo dai pantaloni rosa, fischi e insulti omofobi a Roma, a Treviso bloccata la proiezione in una scuola
Le offese omofobe alla matinée del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” e la scelta della D.S. di Treviso: chi sono le vere vittime di questa vicenda?
Fa subito parlare di sé, fin dalle proiezioni in anteprima per il Festival del Cinema di Roma, il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” di Margherita Ferri con Claudia Pandolfi, che narra la drammatica storia di Andrea Spezzacatena, lo studente che nel 2012, a soli quindici anni, decise di suicidarsi dopo aver subito atti di bullismo e cyberbullismo omofobo a scuola.
Giovedì 24 ottobre, infatti, durante la matinée dedicata alle scuole, stando a quanto riportato dalla testata Gay.it, alcuni studenti presenti in sala avrebbero fischiato e gridato insulti omofobi, dando prova che – ohimè – l’omofobia è ancora molto presente anche tra gli adolescenti.
L’articolo di Gay.it, diventato ben presto virale sui social, ha attirato l’attenzione anche del ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, che ha annunciato di voler intervenire personalmente per individuare “i responsabili di questi comportamenti vigliacchi e squallidi”.
Intanto, la notizia dell’agitata anteprima romana ha avuto un’inattesa rifrazione a Treviso, dove un gruppo di genitori di alunni di una scuola media locale, hanno contestato la dirigente scolastica che aveva scelto di far vedere la pellicola agli studenti dell’istituto. Le proteste delle famiglie hanno indotto la Dirigente Scolastica a sospendere l’evento, sia pur temporaneamente.
A onor del vero, bisogna dire che il sindaco leghista di Treviso, Marco Conte, ha espresso disappunto verso la richiesta dei genitori, dichiarando che in questo modo si è “persa un’occasione di approfondire e conoscere meglio temi che sono vere piaghe della nostra società”.
Questa storia, che sembra appartenere a un periodo che pensavamo o speravamo di aver già superato, ci restituisce l’immagine di un Paese che rischia di fare passi indietro rispetto all’accettazione e al rispetto dell’altro, complice forse anche l’attuale politica della maggioranza che, invece di incentivare azioni di sensibilizzazione verso le discriminazioni fondate su orientamento sessuale e identità di genere, soprattutto nelle scuole, alimenta lo spauracchio di un’inesistente “teoria gender” per sminuire e demonizzare le rivendicazioni della comunità lgbt+ e concupire, così, il consenso di un elettorato ultraconservatore e bigotto.
In questa vicenda, alla fine, potremmo individuare almeno tre diverse vittime: la prima è senza dubbio Andrea Spezzacatena, il ragazzino che decise di togliersi la vita perché vittima di bullismo omofobico che, dopo più di dieci anni dalla morte, torna ad essere nuovamente oggetto di scherno e violenza verbale; la seconda vittima è rappresentata dal gruppo di bulli che, nel buio del cinema, giovedì mattina, si sono comportati da “cavernicoli” anacronistici, scollati da una società vieppiù aperta all’immaginario queer, probabilmente cresciuti a pane e pregiudizio nelle loro famiglie d’origine e in aule scolastiche in cui è sempre più complicato affrontare esplicitamente argomenti come l’omofobia senza rischiare di urtare la suscettibilità di qualche genitore bigotto e infine la terza vittima è proprio la scuola, rappresentata dalla dirigente scolastica di Treviso costretta a sospendere la visione del film, certamente suo malgrado, perché incalzata da famiglie sempre più inopportunamente invadenti nelle scelte didattiche, educative e formative realizzate, con abnegazione, sforzo e passione, dalle nostre istituzioni scolastiche.