Sandrena, il farmaco per la terapia ormonale delle persone transgender, non è più gratis. Quali sono le motivazioni?
Samuel Matrone
Secondo quanto riportato dall’onlus MIT (Movimento Identità Trans), il farmaco “Sandrena” è stato riclassificato dall’AIFA, su richiesta dell’azienda farmaceutica Orion Corporation (società autorizzata all’immissione in commercio del medicinale) con determina del 12 Febbraio, da farmaco di classe A a C. La nuova classe, che si distingue per il grado di rimborsabilità dalla precedente, porta dunque il farmaco ad essere a carico del singolo cittadino e non più a carico del Sistema Sanitario Nazionale.
Il prezzo del farmaco è attualmente quindi di € 18.50 a confezione e il “Sandrena” resta uno dei principali medicinali utilizzati per la terapia ormonale sostitutiva rivolta alle donne trans o gender non conforming intenzionate ad assumere estrogeni.
La riclassificazione, mossa dalla stessa casa farmaceutica produttrice di “Sandrena”, la Orion Corporation, viene considerata da innumerevoli attivisti e attiviste trans e gender non conforming come un diretto attacco alla comunità, appoggiato – o quantomeno non contrastato – dall’attuale Governo.
Da un post pubblicato su Instagram dal MIT, possiamo infatti leggere che “Dopo la vergognosa spedizione punitiva contro Carreggi, ci sembra ormai chiaro che il Governo giochi a carte scoperte e non provi neanche più a nascondere la transfobia che orienta la sua scelta”.
Bisogna però anche evidenziare l’attenzione che l’Orion Corporation ha sempre dimostrato nei confronti della Comunità LGBT+: semplicemente scorrendo sui loro profili social, possiamo trovare innumerevoli eventi a cui c’è stato il loro contributo – come per il San Francisco Pride – e il Managing Director dell’azienda, Jesper Qvist-Pedersen, celebrare il Pride Month e ribadire quanto per loro sia importate un ambiente di diversità e inclusione.
Per quanto dunque il nostro Governo non sia intenzionato ad agevolarci sui diritti civili e la rimozione della gratuità di “Sandrena” sia tutt’altro che confortevole, la richiesta mossa dall’Orion Corporation potrebbe avere motivazioni non necessariamente legate a volontà discriminatorie e transfobiche.