Trans-formeremo il futuro. Da Sanremo è partita l’Onda Pride in Italia
Un lunga Onda arcobaleno che attraverserà oltre 46 città da aprile a settembre

Storia dei movimenti LGBTQIA+ in Italia
Con il motto di “Trans-formeremo il futuro” inizia il Sanremo Pride 2025 che dà il via all’onda arcobaleno in Italia. Per il quarto anno consecutivo la Città dei fiori apre la stagione del Pride in onore della prima manifestazione pubblica omosessuale promossa dal movimento FUORI! (Fronte Unitario Onorario Rivoluzionario Italiano) che il 5 aprile 1972 protestò, proprio a Sanremo, contro il Congresso Internazionale di Sessuologia che considerava l’omosessualità una devianza.
Da lì le lotte per i diritti LGBTQIA+ si sono moltiplicate ottenendo importanti successi come la depatologizzazione dell’omosessualità avvenuta nel 1990 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha portato alla progressiva cancellazione dai vari elenchi ufficiali delle malattie mentali. In Italia il primo corteo Pride si tiene nel 1994 a Roma, seguirono Bologna nel 1995 e Napoli nel 1996. Il Pride rappresenta, in Italia e nel mondo, il momento di massima visibilità delle istanze a tutela dei diritti civili delle persone LGBTQIA+
Prima manifestazione omosessuale, Sanremo 1972
Il Pride di Sanremo 2025 è organizzato da Arcigay e da numerose altre associazioni locali e nazionali, dando vita a un meraviglioso corteo che porta lo slogan “Trans-formiamo il futuro“. Questo messaggio intende mettere in luce la grave situazione che stiamo vivendo, soprattutto in Italia e negli Stati Uniti, dove i diritti delle persone transgender e gender non conformi sono oggi minacciati e violati da una politica abietta e ostile alla comunità queer, segnata da crescenti episodi di omotransfobia. La manifestazione si mossa, intorno alle ore 16:00, da piazza Colombo con quattro carri, mai così tanti, ed con un percorso circolare è terminata in piazza Colombo dove Maria Tomba ha cantato il suo successo di Sanremo Giovani “Voglio Good vibes” con il suo iconico pigiama.
Visualizza questo post su Instagram
Intervista a Marco Antei presidente Arcigay Imperia
In occasione del Sanremo Pride 2025, abbiamo avuto il piacere di intervistare Marco Antei, presidente di Mia Arcigay Imperia e organizzatore del Pride di Sanremo. La sua associazione, radicata sul territorio, si impegna attivamente nel supporto e nella difesa dei diritti delle persone LGBTQIA+, offrendo assistenza concreta alla comunità.
Il percorso del Sanremo Pride 2025
Cosa rappresenta per la comunità queer di Sanremo, e la sua storia, essere capofila di un evento che da oggi fino a luglio porrà molta attenzione sulla comunità LGBTQIA+ in Italia?
“È una doppia grande responsabilità! Rappresentiamo non solo la città che ha dato origine a tutti i movimenti pubblici a partire dalla prima manifestazione pubblica del 1972 ma avendo deciso di commemorare questa data e non quella di Stonewall ci impone diritto e dovere ad aprire l’onda Pride italiana, ed è una bella responsabilità, un po’ come aprire la porta del Giubileo arcobaleno, perché sappiamo di avere tutti gli occhi della comunità LGBTQIA+, e non solo, puntati su di noi. Per la prima volta anche l’ANSA nazionale ci ha chiesto un’intervista e non è semplice per un’associazione di provincia ottenere tanta visibilità”.
Dalla prima manifestazione del ’72 alla depatologizzazione dell’omosessualità negli anni ’90 fino ad oggi, quali sono le vittorie del movimento e quanto c’è ancora da fare?
“Dai primi Pride degni anni Novanta ad oggi sono cambiate molte cose, alcune in positivo e altre in negativo perché tanta visibilità dà voce anche a chi ci critica e ha poco materiale sul fuoco sui cui puntare il suo odio. I riflettori su di noi hanno permesso quindi a questo coacervo di odio della cerchia omobitransfobica di avere ampia visibilità in Italia e per tanto sono ancora tante le cose da fare. È urgente intervenire con una legge contro l’omobitransfobia, il matrimonio egualitaria, eliminare la vergogna del delitto universale della GPA, la libertà delle persone transgender di scegliere il proprio genere senza passare per vie legali, la possibilità di adottare un bambino per le coppie omogenitoriali ma la lista è davvero lunga…
Una vittoria da rivendicare purtroppo una ne abbiamo e sono le Unioni civili, una vittoria “zoppa” e una vittoria “civile” quella di essere generalmente riconosciuti e accettati non da tutta la popolazione ma dalla maggioranza. Oggi è più semplice trovare un lavoro dopo un coming out rispetto a trent’anni fa e lo abbiamo fatto ogni giorno camminando mano nella mano con il nostro partner e con i Pride.
Il generale Vannacci della Lega, in occasione proprio del Pride di Sanremo ha detto che questo è “ostentazione e trasgressione, una carnevalata” attaccando poi l’identità di genere che non andrebbe insegnata nelle scuole per “non turbare la crescita del bambino” che cosa risponde a chi fa questo genere di accuse?
Come per molte cose nell’universo una parola sembra diventare negativa se rivolta alle persone omosessuali. Ad esempio, l’ostentazione è qualcosa che avviene ogni giorno, c’è chi ostenta la sua ricchezza con un’auto da 90mila euro e chi il proprio credo con un crocifisso o un velo, chi la propria eterosessualità con matrimoni vistosi.
Mentre chi “ostenta” la propria omosessualità tenendo mano nella mano il proprio partner allora diventa un problema. Io dico chi ha voglia di ostentare lo faccia, fin quando si rispetta la legge e noi lo facciamo quindi siamo nel giusto.
Per quanto riguarda la trasgressione, fin quando non scriveremo parole d’odio o non faremo magliette con slogan o simboli fascisti direi che non siamo quelli che trasgrediscono di più.
Per quanto riguarda l’educazione lascerei parlare gli educatori e non i generali che rappresentano l’opposto. Esistono studi avvalorati e provati che affermano che l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole è un beneficio per gli adolescenti e gli adulti che saranno un giorno. Saranno educati a porsi e a rapportarsi con il proprio partner con la consapevolezza che senza il consenso non si può fare nulla.
Dinanzi agli estremismi delle destre che stanno prevalendo un po’ ovunque e ad atti come quello dell’abolizione del Pride in Ungheria, che messaggio sente di dare alla comunità queer, in particolare quella ungherese e cosa si può fare in solidarietà?
Qua ho sentimenti confusi io stesso, perché non ho chiaro cosa si potrebbe fare. Di primo impatto mi verrebbe da espellere un paese come l’Ungheria dall’Unione Europea ma non farebbe bene alla comunità queer ungherese. Un’idea che è venuta a me e a molti è quella di organizzare e imporre un Europride, negli anni dopo a questo, proprio a Budapest perché in questo modo obbligheremo l’Ungheria a ospitare un Pride perché organizzato con il patrocinio dell’Unione Europea e associazioni riconosciute a livello europeo. Il mio consiglio a queste persone è di resistere ma non so come perché è difficile nessuno vuole essere incarcerato o picchiato perché protesta.
