Università e censura: un attacco alla libertà accademica, già oltre 100 docenti universitari contro le ispezioni del Ministro
Pronta una interrogazione parlamentare dell'On. Gilda Sportiello (M5S)
È un momento buio per la libertà di ricerca e insegnamento in Italia. Il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), guidato dalla Ministra Anna Maria Bernini, ha annunciato ispezioni su due vicende accademiche che sembrano più il frutto di pressioni politiche che di reali problemi etici o scientifici. La decisione, comunicata nel question time alla Camera del 27 novembre, arriva su spinta del deputato leghista Rossano Sasso, noto per le sue crociate contro ciò che definisce “ideologia gender”. Questo intervento non è solo un atto grave, ma appare come un pericoloso tentativo di intimidazione verso il mondo accademico.
Le due vicende contestate: accuse senza fondamento
- Il laboratorio di Roma Tre: ricerca o propaganda?
Il primo caso riguarda un laboratorio svolto il 28 settembre scorso presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, rivolto a bambini e adolescenti. L’iniziativa, condotta con strumenti ludico-creativi e alla presenza dei genitori, aveva come unico obiettivo raccogliere le storie personali delle famiglie coinvolte, in un contesto del tutto trasparente e approvato dal Comitato Etico dell’università stessa.Eppure, questa attività è stata attaccata con accuse tanto vaghe quanto pretestuose: presunti rischi di “pressione psicologica” sui minori e “indottrinamento ideologico”. Roma Tre ha chiarito fin dal principio che non vi è stato alcun riferimento diretto all’espressione di genere o tentativi di influenzare i partecipanti. Ma a quanto pare, tutto questo non è bastato. Ed è incredibile che il Ministero, piuttosto che difendere la libertà della ricerca, abbia ceduto a questo clima di sospetto e diffidenza. - Il corso di Sassari: l’“ideologia gender” secondo Sasso
Il secondo caso riguarda un corso dell’Università di Sassari tenuto da Federico Zappino, uno dei più stimati studiosi di tematiche di genere in Italia. Qui l’accusa è ancora più esplicita: Rossano Sasso ha dichiarato che il corso promuove l’”ideologia gender”, un concetto fumoso spesso usato per colpire chi affronta questioni legate al genere e all’identità con serietà e rigore scientifico. In un post sui social, Sasso ha dichiarato: “Quel corso va rimosso. Con soldi pubblici si fa espressamente insegnamento di teoria queer. Noi non molliamo di un centimetro”.Frasi del genere, oltre ad essere preoccupanti, mostrano quanto sia pericolosa la deriva in cui rischiamo di scivolare: un mondo dove la politica decide cosa si può o non si può insegnare.
La libertà accademica non si tocca
L’Università è, per sua natura, il luogo della ricerca libera e indipendente, un baluardo contro l’ignoranza e i pregiudizi. Come ha giustamente affermato Roma Tre in un comunicato: “La ricerca esplora territori di confine, dove non sono consolidate conoscenze adeguate; ciò costituisce un preliminare necessario alla formulazione di ogni tesi e giudizio”.
E allora ci chiediamo: che fine fa questo principio quando un Ministero si piega a logiche ideologiche e interventiste? Quale messaggio si lancia a studenti e ricercatori, se ogni tema scomodo o delicato può diventare oggetto di ispezioni e sospetti? Si tratta di un attacco pericoloso all’autonomia universitaria e alla libertà di insegnamento, sancite chiaramente dall’articolo 33 della Costituzione e dalla Legge n. 168/1989.
Un precedente scandaloso
Quel che sta accadendo è, senza mezzi termini, scandaloso. Si sta colpendo chi ha il coraggio di esplorare temi complessi come il genere e l’identità, e lo si fa con strumenti politici, abusando del ruolo istituzionale. Si parla di “protezione della dignità della persona” e “tutela psicofisica dei minori”, ma queste parole, svuotate del loro significato autentico, sembrano solo un paravento per attacchi ideologici volti a limitare la libertà di ricerca.
Non possiamo non vedere in tutto ciò un chiaro tentativo di instaurare un clima di paura, di autocensura, dove chi si occupa di questioni “scomode” rischia di finire nel mirino. È un modello che ricorda momenti storici che speravamo di aver superato, e che invece sembrano riaffiorare.
La reazione del mondo accademico e civile
Per fortuna, il mondo accademico non è rimasto in silenzio. Università come quelle di Cagliari, Siena e Torino hanno già espresso solidarietà a Federico Zappino e ai colleghi di Roma Tre, così come associazioni come l’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG) e Giulia giornaliste Sardegna. Ma questa battaglia non può essere lasciata solo agli addetti ai lavori: deve riguardare tutti noi, perché la libertà accademica è una questione di democrazia.
Conferenza stampa e petizione a sostegno dell’autonomia universitaria
L’8 gennaio 2025, alle 11.30, presso la Sala stampa della Camera dei deputati (Palazzo Montecitorio, via della Missione 4, Roma), si terrà una conferenza stampa in merito all’interrogazione parlamentare richiesta da oltre 100 docenti universitari, alcuni dei quali rivestono posizioni istituzionali apicali. L’interrogazione, che è stata caricata sulla piattaforma Change.org, riguarda l’ispezione annunciata dalla Ministra Anna Maria Bernini a seguito delle sollecitazioni del deputato Rossano Sasso, e che coinvolge le Università di Sassari e Roma Tre.
L’ispezione, che si sta svolgendo in assenza di qualunque ipotesi di reato, contrasta apertamente con l’articolo 6 della Legge del 9 maggio 1989, n. 168, sull’autonomia universitaria e con l’articolo 33 della Costituzione. L’unica “colpa” dei due atenei, agli occhi di Sasso e della Ministra, sarebbe quella di aver consentito ai propri docenti di trattare temi legati all’“ideologia gender” e alla “teoria queer”.
Alla conferenza stampa parteciperanno l’onorevole Gilda Sportiello, promotrice dell’iniziativa, e una delegazione dei firmatari guidata da Massimo Arcangeli, che ha lanciato la petizione, e da Antonello Sannino, presidente dell’Osservatorio Lgbtqia+ della regione Campania. Per chi volesse aggiungersi ai primi firmatari, è possibile farlo su Change.org.