Trent’anni fa il film d’animazione de La Sirenetta fu il capostipite della rinascita della Disney: per la prima volta in assoluto, non abbiamo visto sul grande e piccolo schermo una delle “classiche” principesse, da sempre dedite a rispettare gli stereotipi previsti per il proprio ruolo di genere. Vediamo una principessa che non vuole essere tale, che si allontana dalla propria famiglia e dalle proprie tradizioni per inseguire i suoi sogni. Da questo momento in poi, la Disney – e non solo – ha rilasciato innumerevoli film d’animazione con ragazze e donne che lottano, che scappano, che fanno di testa loro, che non sono più disposte a sottostare alle regole e alle volontà imposte da altri. In una sola parola: libere.
Facendo però riferimento ai film usciti prima di Frozen e Ribelle – The Brave, quello de La Sirenetta è forse l’unico dove una principessa decide davvero di uscire fuori dagli schemi. Ariel si mostra come una ragazza testarda, decisa, disposta all’impossibile pur di essere felice e libera – emancipata e indipendente nonostante la sua giovanissima età (appena sedici anni). È frustrata dai rigidi ruoli di genere e il suo interesse per il principe Eric (e la sua curiosità per quel mondo tanto lontano dal suo) la spingerà a lottare contro la sua famiglia al fine di essere se stessa sulla terraferma.
Ma per quale motivo La Sirenetta è così importante per la comunità LGBT+?
L’autore originale di questo racconto è Hans Christian Andersen e la prima pubblicazione risale al lontano 1837, come parte di una raccolta di fiabe per bambini, forse come un’allegoria queer. Prima della pubblicazione scrisse innumerevoli lettere a Edvard Collin, molte delle quali con dichiarazioni d’amore piuttosto esplicite, e spedì inoltre una copia originale della storia. Diversi studiosi, dunque, descrivono La Sirenetta come un’allegoria della vita di Anderson.
Che questa teoria sia vera o falsa, quello che conta è l’accezione che possiamo dare a questo film d’animazione e la sua più recente live action: Ariel “esce fuori dall’armadio”, decidendo di rendere definitiva la sua mutazione e di vivere in un altro corpo – nel corpo che ha sempre desiderato e sentito suo, ignorando il giudizio e le volontà della propria famiglia e delle tradizioni.
Samuel Matrone
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