Ricoverato all’ospedale di Rivoli in gravi condizioni, si è spento nella giornata di ieri, martedì 19 settembre, uno dei più apprezzati intellettuali italiani, il filosofo e politico torinese Gianni Vattimo, esponente di spicco del postmodernismo e massimo propugnatore del cosiddetto “pensiero debole”, concetto rivoluzionario che, superando i presupposti fondanti della filosofia classica e della tradizione occidentale, nega ogni assolutismo metafisico, ontologico e razionalistico, a favore di una posizione antidogmatica e relativista, posizione funzionale a disinnescare ogni intolleranza, ogni totalitarismo e ogni “pensiero forte”.
A dare l’annuncio della morte di Vattimo è stato il suo assistente, Simone Caminada, con cui il filosofo aveva una relazione sentimentale duratura, un sodalizio nato nel 2010 che Vattimo avrebbe voluto suggellare con la celebrazione di un’unione civile, desiderio che è stato invece ostacolato dal giudizio emesso dalla magistratura che, in seguito ad un esposto depositato in Procura da un gruppo di amici, ha giudicato il Caminada colpevole di circonvenzione di incapace ai danni del filosofo sebbene quest’ultimo abbia sempre difeso il compagno, giudicando peraltro intollerabile l’ingerenza della magistratura nella sua vita privata e aggiungendo, durante un’intervista rilasciata al Corriere della Sera lo scorso 7 febbraio, di ritenersi “una vittima del sistema e della giustizia”, stimando possibile che nella vicenda abbia avuto un peso l’orientamento sessuale.
Gianni Vattimo, che non nascondeva la sua omosessualità, ha spesso preso attivamente parte a eventi e manifestazioni di rivendicazione dei diritti Lgbt+, tra cui ricordiamo il convegno “Omofobia. Atteggiamenti, pregiudizi e strategie d’intervento” svoltosi il 17 maggio del 2012, in occasione del Pride di Salerno e la presentazione di lancio del volume Se stiamo insieme, raccolta di racconti sulle coppie di fatto, edito da Caracò, che si svolse nel maggio 2013 presso il Salone del Libro di Torino. Raggiungiamo telefonicamente Franco Grillini, leader storico del movimento Lgbt+, per raccogliere un suo appassionato ricordo dell’intellettuale appena scomparso: «Con Gianni Vattimo c’è stato un amicizia di lungo corso, ci siamo conosciuti in relazione alle iniziative dell’Arcigay e del movimento Lgbt. Abbiamo fatto parecchi dibattiti e conferenze assieme. Abbiamo anche condiviso qualche anno di militanza nell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Ricordo la campagna elettorale che organizzammo come Arcigay per appoggiare la sua candidatura alle Europee e in cui descrivevamo il suo valore in quanto più noto filosofo italiano nel mondo. Distribuimmo decine di migliaia di depliants anche nei locali e persino nei cruising e scoprimmo con sorpresa che i frequentatori accoglievano volentieri la sua propaganda elettorale. Magari non avevano mai letto un suo libro e lo conoscevano solo per sentito dire, però avvertivamo un grande affetto nei suoi confronti, affetto che si trasformò in un massiccio voto di preferenza per Gianni» – con evidente malinconia e commozione Grillini prosegue – «Negli ultimi tempi, ci siamo sentiti al telefono sia per la campagna dell’UNAR sia per esprimergli solidarietà per come per come il tribunale di Torino lo aveva maltrattato, impedendogli di celebrare l’unione civile con l’uomo con cui conviveva da anni. Credo che sia stato l’unico intervento della magistratura contro la celebrazione di un’unione civile che si sia registrata in Italia. Quando trovava un sindaco che intendeva celebrare la sua unione civile con Simone, arrivava il divieto del tribunale e le minacce di sanzioni penali per il primo cittadino. Una cosa mai vista prima: una grande vergogna, una violenza omofoba, una violazione dei diritti individuali e personali senza precedenti, una cattiveria gratuita di una crudeltà inaudita. Oggi leggo solo coccodrilli elogiativi e rispettosi ma non una parola su questa grande vergogna relativa a come le istituzioni si sono comportate nei suoi confronti. Vattimo era il filosofo italiano più conosciuto al mondo. Si poteva condividere o non condividere il suo pensieroma è stato uno dei più grandi pensatori italiani ed è stato maltrattato nell’ultima fase della sua vita».
Infine, Grillini conclude sdegnato e affranto: «È stato definito il filosofo del pensiero debole, in realtà è stato il grande intellettuale del pensiero critico contro ogni assolutismo e contro ogni dogmatismo. Il tribunale di Milano si è introdotto nella sua vita privata malamente e brutalmente, indagando il compagno per circonvenzione di incapace; il Tribunale lo aveva addirittura convocato, a fine luglio, con una temperatura di quaranta gradi, sapendo benissimo che era gravemente malato, perché voleva la testimonianza diretta che non era diventato matto…un matto che aveva curato per La Nave di Teseo la riedizione della sua Opera Omnia, di ben ottantaquattro volumi! Ma com’è possibile che una persona così lucida, consapevole e presente a se stessa abbia potuto subire un simile affronto? Una grande macchia per la cultura italiana, una grande vergogna nazionale».
Claudio Finelli
Gianni Vattimo al Pride Park del Salerno Campania Pride del 2012