Salvatore Piro
La Francia diventa il primo Paese al mondo ad iscrivere il diritto all’Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) in Costituzione. Tutto accade a ridosso dell’8 marzo (Festa internazionale dei diritti della donna). Non a caso il presidente Emmanuel Macron, dopo lo storico via libera, ha dato appuntamento ai cittadini l’8 marzo, alle ore dodici, in Place Vendome a Parigi per celebrare “insieme l’ingresso di una nuova libertà garantita nella costituzione con la prima cerimonia di sigillatura aperta al pubblico” dinanzi al ministero della Giustizia.
All’articolo 34 della Costituzione francese è stata aggiunta la frase: “La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso ad un’interruzione volontaria della gravidanza”. La modifica è stata approvata dalla schiacciante maggioranza dei membri del parlamento riuniti in congresso a Versailles. Sul totale dei 925 parlamentari aventi diritto, ad esprimersi per la revisione sono stati 852: i voti a favore sono stati 780, i contrari 72.
Il diritto all’aborto è sempre “in pericolo” aveva avvertito il premier Gabriel Attal, secondo cui il voto riscatta “un debito morale” nei confronti di tutte le donne che “hanno sofferto sulla loro pelle”. La revisione costituzionale è stata accolta con gioia anche per strada. Contemporaneamente all’ufficialità, sulla place du Trocadéro a Parigi, erano riunite migliaia di persone davanti a un maxischermo collegato in diretta con Versailles. Di fronte, la Tour Eiffel ha cominciato a scintillare per celebrare l’evento, mentre si illuminava la scritta sulla torre ‘Mon corps, mon choix’, ‘Mio il corpo, mia la scelta’.
Non sono mancate le critiche, a cominciare da quelle del Vaticano e della conferenza episcopale di Francia (Cef). La Pontificia Accademia per la Vita ha avvertito che “proprio nell’epoca dei diritti umani universali, non può esserci un diritto a sopprimere una vita umana”. Mentre in una nota, i vescovi francesi hanno lanciato un appello al digiuno e alla preghiera.
La discussione francese si è accesa dopo la decisione della Corte Costituzionale degli Stati Uniti di rovesciare la Roe v. Wade, ovvero la sentenza che sanciva la legalità dell’aborto: era il 2022, e da allora numerosi governi federali hanno deciso di rendere impossibile l’accesso alle interruzioni di gravidanza. Con conseguenze spesso drammatiche, specialmente per quanto riguarda le vittime di stupro.
In Italia, pur essendo previsto dalla legge 194, il diritto di aborto è strenuamente ostacolato. Una delle principali ragioni è la presenza di medici obbiettori nelle strutture sanitarie. Secondo Mai Dati, indagine condotta da Chiara Lalli e Sonia Montegiove, ci sono infatti ben 31 strutture in Italia con il 100% di obiettori di coscienza tra medici ginecologi, anestesisti, infermieri o OSS. Sono poco meno di 50 quelle con una percentuale superiore al 90%, e ben più di 80 quelle con un tasso di obiezione superiore all’80%.