Vincenzo Sbrizzi
“Non si può non manifestare un certo rammarico per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia intervenuto, rinunciando a una prerogativa che ad esso compete, obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione, inevitabile in forza dell’imperativo di osservare la Costituzione”. Così il Presidente della Corte costituzionale, Augusto Antonio Barbera, nella relazione sull’attività e sugli indirizzi giurisprudenziali della Corte nel 2023, in occasione della riunione straordinaria della Consulta alla presenza del Capo dello Stato e delle più alte cariche. “È con questo spirito – ha aggiunto Barbera – che si auspica sia un intervento del legislatore che dia seguito alla sentenza n. 242 del 2019 (il cosiddetto caso Cappato) sul fine vita, sia un intervento che tenga conto del monito relativo alla condizione anagrafica dei figli di coppie dello stesso sesso (come già auspicato nelle due sentenze n. 32 e n. 33 del 2021). In entrambi i casi il silenzio del legislatore sta portando, nel primo, a numerose supplenze delle assemblee regionali; nel secondo, al disordinato e contraddittorio intervento dei sindaci preposti ai registri dell’anagrafe”. Barbera ha poi aggiunto che “le Regioni vanno sempre più moltiplicando le iniziative a supplenza di un intervento del Parlamento che non avvenuto. Sul cosiddetto caso Cappato noi non intendiamo fermarci e delegare tutto al Parlamento, ma lo chiamiamo a collaborare per l’individuazione di parametri che fanno riferimento a valori e principi che richiedono una lettura che deve essere integrata anche dalla volontà delle assemblee espressive della sovranità popolare. Ma se rimane questa inerzia, la Corte non potrà non intervenire attraverso i giudizi sui ricorsi in via incidentale”.
“Il Presidente della Consulta Barbera oggi sferza per l’ennesima volta il Parlamento per una legge sul fine vita e una che tuteli i figli della famiglie arcobaleno. Dimostra che i diritti non sono di parte, ma insiti nella Costituzione. La politica ha il dovere di riconoscerli”. Ha commentato su X il deputato Pd Alessandro Zan, responsabile Diritti del Partito Democratico che da tempo si batte per i diritti della comunità Lgbt. “Dal presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera sono arrivate parole chiare e forti non solo sull’inerzia del Parlamento, ma anche sulla determinazione della Consulta a non sottrarsi alle proprie responsabilità di fronte al dubbio di costituzionalità sollevato dalle nostre azioni di disobbedienza civile. Presto infatti la Consulta dovrà nuovamente intervenire sul tema del fine vita dopo il caso Dj Fabo, che ha parzialmente legalizzato il suicidio assistito in Italia, ma solo alle persone anche ‘dipendenti da trattamenti di sostegno vitale'”. Così ha commentato invece Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, in merito alle parole sul fine vita espresse oggi dal presidente della Consulta. “Lo scorso gennaio – ha ricordato Cappato – la gip di Firenze Agnese De Girolamo ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sul caso di Massimiliano, l’uomo affetto da sclerosi multipla non in possesso di tale requisito, aiutato da me, Chiara Lalli e Felicetta Maltese ad andare in Svizzera. Per questo è stato aperto nei nostri confronti un procedimento che, ci auguriamo, definirà una volta per tutte i contorni del criterio. Proseguiamo con le azioni di disobbedienza civile, per le quali si attende l’evoluzione di 6 filoni giudiziari, a Milano, Roma, Bologna in cui sono indagato, insieme ad altri iscritti all’Associazione Soccorso Civile, per il reato di ‘aiuto al suicidio’, per aver accompagnato in Svizzera altre persone che non avrebbero potuto accedere all’aiuto alla morte volontaria in Italia sulla base di una interpretazione restrittiva del criterio del ‘sostegno vitale'”. Duro attacco alla Consulta dal movimento Pro Vita che chiede addirittura di eleggere nuovi giudici della Corte Costituzionale. “Su fine vita e ‘diritti Lgbt’ la Corte Costituzionale ha emesso sentenze politiche esautorando il parlamento e violando la separazione tra poteri dello Stato. Non è affatto vero che su temi come il suicidio assistito o lo status dei bambini nati da utero in affitto la nostra Costituzione imponesse norme diverse da quelle esistenti prima delle forzature ideologiche operate dalla Consulta, né che tali forzature impongano oggi ulteriori interventi legislativi in senso progressista”. Lo dichiara in una nota Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia Onlus. “Il divieto di suicidio assistito o di iscrizione e trascrizione anagrafica di figli con ‘due padri’ o ‘due madri’ sono infatti precise scelte legislative del tutto coerenti col dettato costituzionale, a presidio di beni giuridici fondamentali come la tutela della vita e della dignità personale – continua – Specialmente quando si tratta di temi etici sensibili, la Corte Costituzionale dovrebbe smettere di seguire un’agenda ideologica progressista e relativista per ottenere i risultati politici che la sinistra parlamentare non riesce a raggiungere”. “In tal senso, chiediamo al Parlamento di eleggere come nuovi giudici della Corte Costituzionale figure realmente al di sopra delle parti politiche che rispettino la Costituzione e l’autonomia del Parlamento”, conclude