Samuel Matrone
Non sorprende affatto il nuovo comunicato presente sul sito del Ministero della Salute: la ministra Eugenia Roccella e il ministro Orazio Schillaci hanno ottenuto il via libera per un tavolo tecnico, col fine di promuovere nuove specifiche in merito all’utilizzo della triptorelina.
Per chi non ne fosse al corrente, la triptorelina è considerata salva-vita dal 2019, totalmente a carico del Sistema Sanitario Nazionale, in quanto utilizzato nella maggior parte dei casi per la sospensione dello sviluppo puberale in caso di bambine e bambini con diagnosi di pubertà precoce. Lo stesso principio attivo è però utilizzato da diverso tempo anche per il trattamento di disforia di genere nelle e negli adolescenti transgender o gender non conforming, al fine da bloccare temporaneamente parte dello sviluppo.
Va da sè, comunque, che l’utilizzo della triptorelina è estremamente limitato a pochi casi, tenuti sotto stretto monitoraggio psico-fisico e previa diagnosi confermata da un’équipe multidisciplinare, consenso esplicito dell’adolescente e dei genitori o tutori legali; esattamente come richiesto dalle disposizioni dell’AIFA.
Nella nota e nel comunicato congiunto tra il Ministero della Salute e il Ministero della Famiglia non viene fatto un esplicito attacco alla comunità transgender e gender non conforming, giustificando la composizione del tavolo tecnico con la seguente affermazione: “è finalizzato all’elaborazione di nuove specifiche linee di indirizzo, alla luce di una ricognizione della letteratura scientifica e delle esperienze di altri Paesi che, dopo aver promosso una pratica estensiva di questi farmaci, stanno rivedendo le proprie posizioni“.
A sfatare queste presunte “posizioni” abbiamo una nota di ben 12 società scientifiche italiane, tra cui Osservatorio Italiano di Identità di Genere (ONIG), Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) e la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA-sezione di Psichiatria).
Congiuntamente, e in seguito all’attacco al Carreggi, hanno dichiarato che la terapia a base di triptorelina “ha il serissimo scopo di evitare conseguenze negative sul benessere psicologico e fisico sia a breve che a lungo termine di una popolazione particolarmente fragile e vulnerabile”, aggiungendo che “dai dati della letteratura scientifica si evince che fino al 40% dei giovani TGD [transgender e gender diverse] tenta il suicidio e che la terapia con triptorelina riduce del 70% questa possibilità”.
Viene inoltre ribadito ancora una volta che la triptorelina è indicata solo e soltanto in casi estremamente selezionati, dove il rischio per la salute psicofisica dell’adolescente è significativo.
In attesa di conoscere la composizione del tavolo tecnico restiamo pessimisti sul fatto che possano essere prese decisioni a tutela delle persone transgender e gender non conforming. A rafforzare il nostro pessimismo registriamo l’esultanza di pro vita che coglie altresì l’occasione per chiedere strumentalmente l’immediata sospensione di tutte le carriere alias nelle scuole.