Claudio Finelli
A ridosso del 17 maggio, data significativa per la comunità LGBT+, in cui si celebra la giornata mondiale di lotta all’omolesbobitransfobia sono stati diffusi i risultati della Rainbow Map, redatta da Ilga-Europe, documento annuale atto a fotografare la vita delle persone LGBT+ in 48 Paesi, tra cui l’Italia.
Il documento, in premessa, chiarisce che mentre i leader autoritari in tutta Europa continuano a usare le persone LGBT+ come capro espiatorio per dividere e mobilitare i propri elettori, altri stanno invece mostrando una forte volontà politica di onorare gli impegni volti a promuovere e proteggere i diritti umani delle persone LGBT+.
Dunque, alla luce di quanto restituito dalla lettura del report di Ilga-Europe, apprendiamo preoccupati che il governo italiano non è ricompreso tra i secondi, cioè tra i governi virtuosi verso le persone LGBT+, dacché nella classifica arcobaleno, il nostro Paese, collocandosi tra Lituania e Georgia, si posiziona al trentaseiesimo posto, su quarantotto Paesi monitorati, perdendo ben due posizioni rispetto all’anno scorso. Il nostro Paese quindi risulta, per livello di tutela delle persone LGBT+, più vicino alla Russia di Putin che ai Paesi fondatori dell’UE, dietro persino all’Ungheria di Orban.
Desta ancora più preoccupazione che, ad una lettura più attenta ed organica, si può facilmente evincere che l’Italia, superata perfino dall’Ungheria di Orban e della Serbia di Vučić, slitti verso i paesi dell’ex blocco sovietico, quali la Polonia, la Bulgaria e la Romania e verso i paesi non europei come Armenia e Azerbaigian.
Situazione drammaticamente speculare emerge se si osserva il report e la mappa di Tgeu relativo ai diritti delle persone transgender in Europa e Asia Centrale. La mappa Tgeu – che indica in rosso più scuro i Paesi che offrono maggiori politiche a tutela delle persone trans – riguardo all’Italia, ci rivela che i diritti delle persone trans che vivono nel nostro Paese è simile a quella delle persone trans in Paesi come Ungheria e Polonia e non certo in democrazie più avanzate come Francia, Spagna, UK o Germania.
Mentre celebriamo la giornata mondiale di contrasto all’omolesbobitransfobia, mentre ci apprestiamo ad andare alle urne per eleggere i nostri rappresentanti nelle Istituzioni Comunitarie, è necessario portare a termine una seria riflessione su queste evidenze al fine di frenare quanto più possibile quest’allarmante regressione delle libertà e delle tutele delle persone Lgbt+ nel nostro Paese.