Sharon Santorelli
Un Pride per rispettare i diritti di ogni persona andrà in scena domani, 22 giugno, a La Spezia.
Le strade della città Ligure vedranno, infatti, sfilare migliaia di persona. Abbiamo raggiunto Valentina Bianchini di RAOT – Rete Anti Omofobia e Transfobia, che ringraziamo, con la quale abbiamo scambiate due chiacchiere sull’evento di domani.
Sabato 22 giugno si svolgerà il Pride. Come è nato il programma di questo anno?
Partiamo dall’inizio, il La Spezia Pride è promosso da RAOT – Rete Anti Omofobia e Transfobia, che è un’associazione di volontariato nata a La Spezia nel 2015 con lo scopo di contrastare episodi di discriminazione nei confronti di persone omosessuali, bisessuali, transessuali e queer, promuovere iniziative atte al riconoscimento di uguali diritti per tutte le persone indipendentemente da orientamento sessuale e identità di genere, diffondere corretta informazione sulle tematiche LGBTQIA+, permettere la socializzazione e l’incontro, essere di aiuto e supporto soprattutto nei confronti dei più giovani.
Questa premessa ci serve per rispondere alla Vs domanda: il nostro obiettivo è quello di promuovere una cultura ampia, il rispetto delle differenze e delle diversità, non solo inclusione, ma rispetto e rappresentazione di ogni soggettività marginalizzata, perché sono ancora troppi i diritti che mancano alle persone, troppe le discriminazioni vissute quotidianamente, rispetto all’identità di genere o per l’orientamento sessuale, troppi gli stereotipi, che accompagnano le persone delle comunità e in particolare, in Italia, le persone T.
Il percorso che ci ha portato a questa terza edizione del La Spezia Pride, le due giornate del Village e la parata sono state orientate da questo: dal continuare ad attivarsi per poter dare voce alle istanze delle persone, che quotidianamente vivono marginalizzate e discriminate.
L’ottica è quella intersezionale, ma non un esercizio estetico della parola: in questi anni RAOT ha provato a mettersi in discussione e in ascolto, delle istanze della comunità LGBTQIA+ e non solo, e proprio da questo è nata la consapevolezza nei suoi volontari e volontarie della necessità di leggere tutte le lotte per i diritti come un’unica lotta, accomunate e interdipendenti.
Con questo sguardo abbiamo agganciato le tematiche ambientali, antispeciste, di lavoro e salute e quest’anno abbiamo scelto di accompagnare il Comitato Spezia per la Palestina.
Il tema di quest’anno è la comunicAZIONE, come i vari linguaggi e modi di comunicare che usiamo orientano la nostra azione politica. Il PRIDE è politica, lo abbiamo rimarcato con forza l’anno scorso e lo vogliamo rimarcare anche quest’anno, ciò che noi facciamo, le nostre vite, i nostri corpi sono politica e lo vogliamo portare per le strade anche quest’anno, con gioia e con rabbia.
Perché questo è il Pride, una lotta che si fa con la cultura, con i corpi, con la musica, con le nostre identità e soggettività, ed è quello che vogliamo fare anche quest’anno.
Cosa è previsto per l’evento?
Se parliamo della Parata, ci diamo appuntamento il 22 Giugno alle ore 16.30, in Piazza Brin a La Spezia. Ci saranno interventi, musica, colori e divertimento e ci sarà Priscilla, presentatrice di Drag Race, che quest’anno sarà la “zia” del Pride, proprio a ricordarci di come il Pride è famiglia per chi lo attraversa.
La parata del La Spezia Pride 2024 è accompagnata da CGIL, il Comitato Spezia per la Palestina e ARCI.
Il Pride Village, che invece è organizzato da RAOT, apre le porte venerdì 21, al PIN, la pinetina a La Spezia vicino al molo, che ci ha già ospitato nelle scorse edizioni. 21 e 22 giugno dalle 19:00, ci aspettano 2 giorni di musica, intrattenimento, risate e divertimento ma anche talk e dialogo sui diritti, sulla comunità LGBTQIA+ e sul tema della comunicAZIONE presentati da Daphne Bohémien, che ormai è una presenza fissa e irrinunciabile per la nostra famiglia.
Il 21 giugno avremo live la TRABAND sulle note delle cover più favolose in circolazione
parleremo con Mariano Gallo, E poi Mariano Gallo, prima di vestire i panni di Priscilla il , sarà nostro ospite per un talk su come i differenti linguaggi, le modalità comunicative, le forme artistiche e non, orientano l’azione politica e la lotta e a seguire il live show di CHADIA RODRIGUEZ, “Le regole della Bitch” e balleremo fino a notte con Matthew Wonderbratz e lo show di Crisalide
Il 22 giugno dalle 19:30 – perché diciamolo non ci bastava! – finita la parata, continueremo a cantare e ballare con il favoloso karaoke collettivo di Ariele Frizzante e poi avremo l’onore di ospitare le 3 regine dell’arte drag italiana: LINA GALORE, ELECKTRA BIONIC e LA DIAMOND e per finire balleremo fino a notte con Sharon OPS e lo show di Nemesi
Ricordiamo che tutti gli eventi sono ad Ingresso libero e gratuito e che il Pride è autofinanziato e supportato dalle persone attraverso una Riffa e il crowdfunding e le piccole realtà del territorio che hanno voluto sostenere questo progetto, cogliamo anzi l’occasione per ringraziare chi ci sostiene e per invitare chi ha piacere a darci una mano a seguirci sui social per sapere come fare.
Come si è svolta l’organizzazione del Pride e come avete coinvolto la comunità?
L’organizzazione del Pride assorbe la maggior parte delle energie dell’associazione, l3 volontar3 si dedicano a creare un percorso che dura circa un mese, fatto di incontri, talk, presentazioni e feste, in cui avvicinare la comunità LGBTQIA+ e il territorio alle tematiche del Manifesto e poter affrontare quanto accade nel nostro paese e nella nostra provincia.
Le riunioni di RAOT sono sempre aperte e si condividono le scelte insieme alle realtà che compongono il Comitato politico e poi si creano momenti di condivisione con il territorio.
Come si svolgerà l’evento? Sono previsti interventi?
Prima della partenza ci saranno alcuni interventi de3 membr3 del Comitato politico e di RAOT, poi si accenderà la musica e attraverseremo la città e ci prenderemo un altro spazio per gli interventi al termine della parata.
Quali sono le criticità che avete affrontato durante l’organizzazione?
La situazione attuale è preoccupante a livello nazionale e locale e ci ricorda che ogni diritto, anche quelli che ci sembrano ormai acquisiti, può essere negato o sottoposto a restrizione, regna la legge del più forte e del privilegio e trionfa il fascismo. Ad oggi, la maggior parte delle criticità che affrontiamo sono quelle di relazione con le istituzioni, perché spesso il diritto di manifestare è garantito solo sul piano formale, ma reso quasi impossibile nella pratica, attraverso una burocrazia schiacciante.
Inoltre, il Manifesto politico ha tenuto conto anche quest’anno di quanto avvenuto intorno a noi: nell’ultimo anno, il nostro paese ha inserito la retromarcia, in tema di diritti civili, rispetto all’autodeterminazione, all’aborto, alla salute, ai percorsi di conversione, alle ispezioni punitive nei luoghi dove si accompagnano i percorsi di affermazioni di genere.
Questi temi sono entrati nel manifesto, uniti alla causa palestinese, al riconoscimento del genocidio in atto e di un riconoscimento di un odio istituzionale, che è stato alimentato da logiche imperialiste e di mercato, da cui vogliamo marcare la nostra distanza. Questo probabilmente è un tema considerato scomodo, ma per noi era necessario riflettere su quanto sta accadendo e portare all’attenzione quanto avviene e stiamo imparando noi stess3 a decostruirci e a non sovradeterminare le lotte e questo è stato sicuramente faticoso, ma estremamente prezioso.
L’elaborazione teorica di un pride richiede un grosso impegno di allargamento e sintesi, per non parlare dello sforzo affinché tutto questo lavoro non si traduca nella sovradeterminazione delle altre soggettività. La parte organizzativa poi è spesso soverchiante, soprattutto nei piccoli territori come il nostro, con poch3 volontari3 attiv3, ancor meno fondi e con amministrazioni che ti remano contro. Eppure è necessario e, nonostante la fatica, incredibilmente soddisfacente. Dopo tre anni di pride e quasi dieci di associazione RAOT, siamo presenza fissa e rivoluzionaria nelle vite di molt3: il pride è la manifestazione in cui comunichiamo una visione del mondo queer e intersezionale, lottando a gran voce per decostruire i privilegi e garantire diritti alle marginalità. Ma il pride è anche una festa, la celebrazione della nostra peculiare esistenza che rifiuta di celarsi o uniformarsi, diventando così un atto politico. Oltre la virtualità dei social network, la nostra società si scrive sopra e attraverso i corpi che “prendono possesso” delle strade: per questo diciamo da sempre che “il pride è politica”.
Quali sono le principali sfide che la comunità LGBTQIA+ deve affrontare nella vostra città?
Viviamo in un territorio estremamente chiuso e respingente, con un’amministrazione posizionata a destra, piccolo riflesso di quanto accade sul piano nazionale.
Dai Pro Vita nel consultorio, ai consigli comunali in cui l’obiettivo è negare la carriera alias nelle scuole, alla mancanza di servizi specifici rivolti alla comunità, alla mancanza di spazi di aggregazione, le difficoltà di accesso al lavoro, soprattutto per le persone T, la necessità di spostarsi per poter accedere alle cure e alle terapie per l’affermazione di genere.
Nel nostro piccolo abbiamo provato a rispondere ad alcune esigenze e bisogni che abbiamo rilevato, offrendo ad esempio uno Sportello primo ascolto, uno spazio di ascolto gratuito, in collaborazione con professioniste specializzate del territorio e formate in maniera specifica per operare sulle tematiche LGBTQIA+, creando una collaborazione con Asl La Spezia, un progetto ambizioso, che mira a sensibilizzare e formare il personale sanitario, che mette insieme la necessità di rompere gli stereotipi, legati alla comunità, le esigenze di prevenzione e accesso alle cure, il riconoscimento del diritto di auto-determinarsi.
Cerchiamo di progetti di sensibilizzazione nelle scuole, offrendo anche supporto attivo ad esempio nei casi di discriminazione e/o di attivazione di carriere alias; organizziamo eventi e feste, concerti, cene, cercando di creare spazi di aggregazione.
Insomma, cerchiamo di fare del nostro meglio, con le forze che abbiamo, ma abbiamo bisogno del supporto di tutt3 e speriamo che questa intervista possa essere una buona occasione per altre persone per mettersi in contatto con l’associazione e diventare volontar3. Join the queers non è solo un motto, che ci accompagna: è il modo in cui vediamo le cose, insieme è comunità, insieme possiamo costruire spazi sicuri e accoglienti per tutt3.