Claudio Finelli
In occasione dello spettacolo cult di Annibale Ruccello, Le cinque rose di Jennifer, in scena al Teatro Bellini, dal 10 al 14 gennaio nella suggestiva edizione diretta da Gabriele Russo per l’interpretazione di Daniele Russo e Sergio Del Prete, è stata inaugurata, nel foyer del prestigioso teatro di via Conte di Ruvo, la mostra Un sognatore pratico, dedicata alle illustrazioni e ai manifesti originali degli spettacoli di Ruccello, realizzati dall’artista Nicola D’Ammora.
Nell’interessantissima esposizione, curata da Floriana D’Ammora, che sarà visitabile fino al 22 gennaio, è possibile apprezzare, per la prima volta, tutte le illustrazioni originali e anche alcune versioni alternative mai andate in stampa, bozzetti a matita e manifesti stampati in quadricromia, tecnica che negli anni Ottanta, anni in cui le opere furono realizzate, era davvero all’avanguardia.
Era il 1982 quando Annibale Ruccello commissionò il manifesto de L’Ereditiera, primo lavoro illustrato da Nicola D’Ammora. Il drammaturgo stabiese aveva conosciuto Nicola D’Ammora proprio a Castellammare di Stabia, grazie alla cognata dell’artista, amica intima di Ruccello.
All’epoca, D’Ammora era un giovane fumettista, da poco tornato da Milano, dove aveva fondato la cooperativa Storie e Strisce insieme a colleghi come Andrea Pazienza e Lorenzo Mattotti.
Il fumetto in quegli anni fu un importante veicolo di idee artistiche innovative e un territorio di sperimentazione estetica. Tra gli anni ’70 e ’80 le riviste di fumetto underground proliferavano grazie ad un manipolo di artisti geniali provenienti da tutta Italia.
In quegli anni, a Napoli, per fruire di arte e musica, c’erano la galleria di Lucio Amelio e i locali alternativi come il Velvet, il Riot, il KGB e il Diamond Dogs. Il centro storico di Napoli era totalmente al buio, solo le luci dei locali illuminavano la città, lo scenario era molto dark: Ruccello – definito dallo stesso artista Nicola D’Ammora – un “sognatore pratico”, in questo scenario complicato, riuscì a mettere in piedi la sua realtà teatrale di provincia con grande coraggio, creando una folta comunità artistica di attori, tecnici e scenografi tra Castellammare e Vico Equense.
«Quando mi commissionava di illustrare i suoi manifesti – ricorda Nicola D’Ammora – Annibale mi raccontava semplicemente la trama del suo spettacolo, dandomi delle suggestioni che spesso venivano dal cinema di cui Annibale era un cultore, e così venivano fuori i miei bozzetti quasi sempre di getto, e che diventavano da subito definitivi dopo che lui li aveva visti e approvati. Non dimentichiamo che quegli anni furono caratterizzati nel bene e nel male da un risveglio di energie dopo gli anni di piombo e da una critica alla “società dello spettacolo”. Il “postmoderno” era la corrente artistica degli ’80, Annibale sensibile agli umori che la società di quegli anni produceva, rispecchiò nelle sue opere uno spaccato di vita sempre in bilico sull’assurdo».
«All’epoca realizzare manifesti era difficile per i costi di stampa – aggiunge Nicola D’Ammora – non esistevano ancora le stampe digitali e i computer erano agli albori. Si lavorava in maniera tradizionale con tecniche miste. La maggior parte dei lavori eseguiti sono delle tempere miste a pastello ed ecoline, oppure incisioni su lastre o diapositive. Tutto era complicato, per intenderci, una volta per portare i manifesti in stampa affrontammo un viaggio di 800 km per consegnarli ad una tipografia industriale a nord di Milano. Eravamo giovani e senza soldi e spesso dormivamo sul pavimento a casa di amici. Oggi con una e-mail e comodamente da casa si invia in stampa. Tutto era analogico e difficile, era una sfida e lo era ancora di più perché le province erano distanti dai centri della cultura».
Nicola D’Ammora vide per la prima volta Le cinque rose di Jennifer al Supercinema di Castellammare con protagonista lo stesso Annibale Ruccello, nel ruolo struggente del travestito Jennifer, e Vanni Baiano nel ruolo di Anna e realizzò il manifesto illustrato dopo il debutto dello spettacolo. Successivamente, la stagione della New Wave, esplosa in quegli anni, ispirò il lavoro grafico e artistico di Nicola D’Ammora, e per i successivi manifesti, in particolare per Notturno di donna con ospiti, venne fuori un’estetica dark influenzata dalla sua originalissima produzione di micro incisioni su diapositive 35 mm, vere e proprie “pitture di luce” su pellicola che venivano proiettate o stampate e che trovavano grande corrispondenza nell’estetica noir di Ruccello.
Nicola D’Ammora, infine, conclude: «In occasione dell’apertura della rassegna Delitti al Teatro Nuovo, Annibale mi propose di proiettare le mie diapositive. La performance si intitolava Write in the night. Presenziarono molti attori tra cui ricordo Ottavia Piccolo. Ci fu anche l’incursione di due rapinatori che mi minacciarono con la pistola a pochi minuti dall’inizio dell’esibizione, andarono via senza rubare nulla. Sparirono nella notte. In quel periodo il Teatro Nuovo mi nominò art director per la grafica, ma durò poco, infatti dopo lo shock e il dolore per la morte di Annibale persi ogni motivazione a continuare».