Claudio Finelli
Disponibile da qualche settimana sulla piattaforma Netflix, Dopo Oliver è un film del 2023, distribuito in poche sale cinematografiche americane nel dicembre scorso, diretto, scritto, prodotto e interpretato da Dan Levy, attore, sceneggiatore e regista canadese, dichiaratamente omosessuale, premiato nel 2020 con ben quattro Emmy per la serie televisiva Schitt’s Creek, noto anche per aver rivestito i panni del professor Molloy nella quarta stagione di Sex Education.
Dopo Oliver è una commedia romantica e malinconica che racconta cosa accade a Marc dopo l’improvvisa morte di Oliver (Luke Evans), l’affascinante e istrionico marito, coinvolto in un drammatico incidente stradale durante le festività natalizie, mentre raggiungeva in taxi l’aeroporto per volare a Parigi, dove avrebbe presenziato ad un evento in suo onore, organizzato al Louvre.
La pellicola affronta il dolore lancinante della perdita, la difficoltà di riprendere in mano le redini della propria vita, da parte di chi resta, e il turbamento conseguente all’inattesa epifania di imprevedibili segreti che Oliver, prima di morire, non aveva avuto il tempo o il coraggio di rivelare al compagno Marc.
Il film ruota intorno al rapporto di amicizia e “mutuo soccorso” che lega Marc a Thomas (Himesh Patel), gallerista alla ricerca di un personale baricentro sia professionale che sentimentale, e a Sophie (Ruth Negga), amica squinternata dalla personalità eccentrica e bohemien ma il vero cardine della piccola è l’arte che può rivelarsi una medicina eccezionale per guarire il dolore e per stimolare la rinascita: Marc, infatti, farà finalmente pace con la propria vita e col proprio passato, elaborando il lutto, solo quando tornerà a concentrarsi, in solitudine, sui suoi disegni, producendo una serie di opere in cui, peraltro, decide di ritrarre i suoi affetti, anche l’amato Oliver.
Dopo Oliver, che pare esser ispirato a un frangente della biografia di Levy, cioè la sofferenza provata per la perdita della nonna, durante la pandemia, presenta alcuni interessantissimi spunti di riflessione, mantiene un ritmo sostenuto sia nei dialoghi che nelle azioni ed è pertanto un film complessivamente gradevole e godibile nonostante una certa prevedibilità della storia e una struttura narrativa che tradisce palesemente la dimestichezza dell’autore con le serie televisive.