Claudio Finelli
Intervista al drammaturgo e regista napoletano: lavorare con Gigi e Ross è stata una scelta meditata.
Da quest’estate, un duo comico italiano, quello formato da Gigi e Ross, noto al grande pubblico grazie a trasmissioni quali Zelig e Made in Sud, si misura con la drammaturgia di temperatura sociale di Fortunato Calvino, portando in scena Vico Sirene, pièce che ha debuttato al Campania Teatro Festival e che li vede nei panni inusuali di due femminielli napoletani.
Vico Sirene, diretto dallo stesso Fortunato Calvino, è una commedia che parla di Napoli e delle sue creature, della contaminazione sociale e culturale che è una peculiarità distintiva della città e del mondo dei “femminièlli” che, con i loro riti (dalla figliata, al matrimonio dei femminielli), rimarrà una realtà storica radicata nel tessuto sociale di Partenope, probabilmente per sempre.
Fil rouge della messinscena è la tombola che unisce sia le donne che i “femminielli”, nei vicoli popolari del centro storico, da Natale ad agosto; novanta numeri che, estratti dal “panàro”, diventano occasione di divertimento, di scherno e di feroci battute che ogni sera, come in un antico rito, si ripete in un basso o in una casa della città.
Per saperne di più su Vico Sirene, contattiamo telefonicamente l’autore Fortunato Calvino.
I femminielli sono identità profondamente radicate nel tessuto sociale e culturale napoletano. La tua attenzione – di drammaturgo e regista -si è già focalizzata in passato sulla vita e i sentimenti dei femminielli, basti pensare al tuo lavoro sulla vita di Tarantina. Qual è, dunque, la novità che porti in scena con Vico Sirene? Quali sono i personaggi, tratti dalla vita reale, a cui ti sei ispirato?
Ho sempre preferito portare in scena tematiche poco frequentate da altri autori, ma per me sicuramente più interessanti dividendomi fra testi che raccontano il malaffare, come Cravattari, e quelli che affrontano tematiche che attingono le minoranze sociali. Abitando da oltre 30 anni ai Quartieri Spagnoli, ho incrociato e conosciuto il mondo dei femminielli e delle trans che di notte si trasformavano in corpi di grande fascino. L’incontro con la Tarantina, in seguito, mi ha fatto entrare nella dimensione a me sconosciuta dei femminielli e mi ha fatto conoscere cosi la loro grande umanità, nonostante le violenze spesso subite da clienti che, dopo un rapporto carnale e piacevole, vivono un senso di colpa che li porta a “punire” la fonte del loro piacere. Eppure, nell’ universo dei femminielli, fatto di alti, di bassi e di dolore, esiste una forza che consente loro di sopravvivere,un’arma feroce e tagliente come una lama: l’ironia.
Come è stato lavorare con due noti attori comici, Gigi e Ross, in un certo senso lontani dal tipo di drammaturgia civile che contraddistingue i tuoi progetti per la scena?
Non è stata una scelta avventata ma, al contrario, molto meditata. Ho riscontrato da sempre nella loro comicità un fondo di sincerità e la volontà di non banalizzare certi aspetti della nostra città, tenendosi ben lontano dai luoghi comuni. Ho avvertito in loro una sensibilità che andava oltre la maschera del divertimento e già nel primo incontro mi hanno confermato tutto questo. Gigi e Ross hanno amato da subito il testo e hanno manifestato l’autentica voglia di affrontare personaggi lontani dalla loro ironia, calandosi, non solo mentalmente, in corpi femminili. Abbiamo affrontato insieme questo percorso con grande sensibilità e rispetto ed è stato un percorso intenso. La maggiore gratificazione che ho ricevuto durante le repliche sia al Campania Teatro Festival che al teatro Bracco è stata quella di ricevere dal pubblico di tutte le età parole di ringraziamento per la bella serata e per la delicatezza con cui abbiamo trattato un mondo a loro parzialmente sconosciuto.
Quale messaggio – a tuo parere – può ancora trasmettere il mondo dei femminielli alla nostra società e alle nuove generazioni? Qual è l’aspetto politicamente rivendicativo di queste identità non binarie?
Il processo evolutivo della nostra società non si può arrestare e anche una mentalità più arcaica cambierà col tempo; il teatro, come tutte le altre forme di creatività, può aiutare ad abbattere ii preconcetti. La violenza, sia verbale che fisica, è la reazione frequente di chi, privo di difese culturali, non accetta la propria componente femminile, componente che ognuno di noi possiede. Purtroppo, la regressione culturale pianificata da una politica di destra cerca di distruggere le conquiste fatte con anni di lotta e solo la cultura può salvarci dalla regressione mentale da tempo in atto ma reversibile.