Vincenzo Sbrizzi
Si incaglia nella regione simbolo del centrodestra il costante tentativo di attaccare i diritti in Italia. L’ultima opportunità naufragata era quella che riguardava la vita di centinaia di studenti a cui si è provato a negare un diritto sacrosanto, provocando delle fibrillazioni anche all’interno di una maggioranza granitica. Il Consiglio regionale della Lombardia ha, infatti, respinto una mozione presentata da Fdi contro la “carriera alias” nelle scuole, cioè la possibilità per uno studente di registrarsi con un nome che corrisponde alla propria identità di genere anche se diverso da quello anagrafico. L’assemblea del Pirellone si è espressa a voto segreto. Dei 73 presenti hanno votato in 72 ed era richiesta una maggioranza di 37 voti. I sì sono stati invece 35, a fronte di 33 no e 4 astenuti. L’esito del voto è stato accolto da applausi e urla di esultanza da parte di alcuni giovani che presenti nella tribuna ospiti. La mozione era stata presentata dal primo firmatario Giacomo Zamperini (Fdi), che aveva parlato della carriera alias come di “un pericolo”, generatrice di “confusione” per gli studenti. Il provvedimento, presentato e rinviato più volte, invitava anzitutto la giunta a chiedere all’Ufficio scolastico regionale di effettuare una ricognizione di quanti istituti scolastici secondari di primo e di secondo grado abbiano adottato un regolamento per la carriera alias. Chiedeva poi di interloquire con lo stesso Ufficio scolastico regionale affinché fosse inviata una circolare nella quale si rammentasse la necessità di rispettare la normativa vigente in materia. Invitava infine a informare il governo degli esiti del monitoraggio. Durante le votazioni una trentina di manifestanti ha anche organizzato un presidio di protesta all’ingresso del Pirellone. Si tratta di rappresentanti di associazioni studentesche e di alcune associazioni per la tutela dei diritti delle persone Lgbt+ come Acet, Agedo, Ala e I Sentinelli di Milano, riuniti nel Coordinamento Carriere alias Lombardia. La mozione era stata presentata il 4 luglio, poi era stata ritirata e quindi ripresentata il 12 settembre fino ad arrivare alla discussione che l’ha bocciata. “Io personalmente se non avessi la carriera alias rinuncerei agli studi, perché questo non è un capriccio. Ho avuto un periodo senza ed è stato bruttissimo. Dovevo andare al termine di ogni lezione a spiegare all’insegnante la mia situazione. Con i professori sono stata fortunata ma non sai mai chi potresti trovare davanti” aveva dichiarato, tra gli altri, Arono, studentessa 23enne dello Iulm. I primi scricchiolii della maggioranza si erano manifestati già prima del voto. “Credo di comprendere la posizione di chi ritiene che aumentare le opportunità di scelta possa moltiplicare il senso del disorientamento e generare confusione nei ragazzi e nelle ragazze” ma “non credo sia giusto da parte mia dare indicazione di voto: l’Aula è sovrana e io lascerò libertà di voto”. Così si era espressa l’assessore della Regione Lombardia all’Istruzione, Simona Tironi, durante la discussione in aula e aveva aggiunto. “Di fronte a questa complessità possiamo domandarci se siamo sicuri che aggiungere regolamenti sia davvero di aiuto o possa creare ancora più confusione”. La scuola “deve essere inclusiva, sana e sicura. Dove i ragazzi possono e devono sentirsi al sicuro ed educati al rispetto. Come istituzione regionale ho guardato al tema con grande attenzione perché non è un tema facile. E la scuola da sola non può risolvere tutti i problemi”. La cosa “su cui mi limiterei a tenere al centro della discussione è la responsabilità che abbiamo come legislatori nei luoghi decisionali, ossia ascoltare la realtà dei nostri ragazzi e prenderli per mano aiutandoli per la loro crescita” aveva concluso Tironi sottolineando che le richieste della mozione sono anche “condivisibili” ma “toccano la sensibilità di ognuno” e per questo “non credo sia giusto da parte mia dare indicazioni di voto”. L’esponente di Forza Italia, Giulio Gallera, invece, si era proprio detto contrario alla mozione. “La scuola è un luogo in cui dobbiamo insegnare il rispetto per gli altri” e “affinché ognuno possa essere valutato per le proprie capacità le istituzioni devono occuparsi dei più fragili” come queste persone “che hanno dentro consolidato il loro essere” aveva detto in aula. Il suo capogruppo, Fabrizio Figini, aveva lasciato libertà di voto. “La carriera alias è una possibilità per gli studenti e le studentesse trans* e non binari di vedere riconosciuta la propria identità di genere durante il percorso scolastico attraverso uno strumento che, è importante sottolinearlo, non viola alcuna norma giuridica. La classe politica e le istituzioni, nell’interesse superiore della tutela del benessere psicofisico di ogni cittadina e cittadino, dovrebbero favorire una maggior inclusione delle persone trans* e non binarie anche e soprattutto a scuola invece che ostacolare la diffusione di buone prassi quali i regolamenti scolastici istitutivi dell’identità alias”. Così si è espressa l’avvocata Raffaella Spinelli, referente dello sportello legale di Pride Vesuvio Rainbow ODV e socia di Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBT, sottolineando come la priorità sia allargare i diritti e che questo sia precisa responsabilità della classe politica che ha il dovere di occuparsene.