Irma Testa è campionessa del mondo: ai mondiali di pugilato di Nuova Delhi ha conquistato la medaglia d’oro nella categoria 57 kg battendo in finale Karina Ibragimov.
Irma Testa nasce il 28 Dicembre 1997 a Torre Annunziata e sin da piccola è cresciuta sui ring della Boxe Vesuviana sotto l’attenta guida del maestro Zurlo. Soprannominata da tutto il mondo sportivo con lo pseudonimo di “Butterfly” (per la rapidità dei suoi movimenti e la precisione dei suoi colpi), ha collezionato una serie di mirabolanti successi, ultimo tra i quali la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Non si tratta soltanto di una vittoria in ambito sportivo, ma di un gesto di forte rivendicazione sociale della comunità torrese di cui fa parte e soprattutto per la comunità LGBT+.
Irma Testa, infatti, nel 2021 ha reso pubblico il suo coming out dichiarandosi al mondo intero. Un momento toccante del suo percorso di autodeterminazione è stato sicuramente il suo intervento al programma televisivo Le Iene (che potete recuperare a questo link). “Coraggio, provate a colpirmi” è la frase che recita in chiusura, che racchiude quanto coraggio abbia avuto a mostrarsi al mondo senza più filtri, affrontando un processo per molti atleti estremamente delicato.
Ai microfoni di Vanity Fair Irma denuncia l’intera comunità sportiva dicendo che “parlare di orientamento sessuale nel mondo dello sport ha un valore speciale, perché ai campioni si chiede di essere perfetti. E per molti l’omosessualità è ancora un’imperfezione”. Parole dure, certo, ma che riassumono perfettamente il contesto spesso ostile in cui molti campioni si ritrovano a vivere. Un mondo cattivo, ingiurioso, carico di stereotipi e di pregiudizi che spesso portano le identità più fragili a ritirarsi dal mondo sportivo e a rinunciare a carriere di successo.
Quella dello sport è una piaga che affligge quotidianamente molti atleti, poiché spesso non riescono a dar voce al loro bisogno di uscire allo scoperto, soprattutto in determinate discipline: ad oggi, i coming out nel mondo del calcio sono pochi e sempre più rari. Spesso e volentieri, in luoghi così impregnati di mascolinità tossica, essere omosessuali distrugge opportunità di carriera e minaccia i rapporti tra allenatori e compagni di squadra.
La stessa Irma Testa ha dichiarato che ha aspettato di vincere la medaglia di bronzo a Tokyo 2020 per poter indossare la “corazza del campione” (così come viene da lei definito il privilegio della vittoria) e affrontare le critiche. Ancora, sebbene tutte le persone a lei più vicine sapessero che è da sempre stata attratta dalle donne ha specificato che era giusto renderlo pubblico. Un gesto che sottolinea, ancora una volta, l’importanza del coming out come mezzo di liberazione personale e soprattutto come strumento per veicolare forti messaggi nei confronti di una società omolesbobitransfobica: il desiderio di Irma, così come il desiderio dell’intera comunità LGBT+, è quello che altri atleti possano trovare lo stesso coraggio per poter sdoganare lo stigma che relega le persone omosessuali sempre costantemente in panchina.
“E lo faccio [il coming out] in un momento in cui esporsi è diventato fondamentale. Se io mi sono sentita protetta e al sicuro in questi anni è stato per la corazza che mi porto addosso, per il mio carattere: sono una donna forte di natura. Ma non tutti sono così. Ci sono persone che soffrono per le discriminazioni, che sono vittime di bullismo, che non riescono a costruirsi una vita perché non sanno come relazionarsi con una società che è loro ostile. Ogni essere umano dovrebbe essere protetto e al sicuro. O almeno tutelato. Chi può proteggerti se non lo Stato, le sue istituzioni, le sue leggi? Ci sono ancora troppe persone discriminate e questo non va bene. Non va più bene. Io non posso fare molto, ma posso, dicendo la verità su me stessa, dire anche che nulla è sbagliato”.
Nausica Federico
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