18 Marzo 2023: la polizia di Banja Luka ha vietato una manifestazione a favore dei diritti LGBT+. Il capoluogo della Repubblica Srpska presieduta da Milorad Dodik, è diventato una persecuzione alla libertà e contro ogni forma di espressione democratica.
Le due organizzazioni “Geto” di Banja Luka e “BH. Povorska ponosa” stavano proiettando il film “Pride” quando la polizia ha fatto irruzione sostenendo di non poter “garantire la sicurezza” e obbligando i partecipanti a tornare nelle proprie case.
Questo non è il primo alla comunità LGBT+, e di certo non sarà l’ultimo.
Qualche giorno fa una studentessa di 21 anni è stata aggredita durante un corteo. Il suo nome è Nevena Zelenika: gli assalitori, non identificati dalle forze dell’ordine, le hanno afferrato una mano per strapparle via la bandiera arcobaleno. Dopo questi due episodi, inoltre, sono stati vandalizzati i diversi locali delle organizzazioni non governative che sostengono i diritti LGBT+. La Presidente dell’associazione “Sharp Zero”, Milica Pralica, racconta con dolore la situazione di molti giovani che sono stati costretti a scappare e che adesso sono rifugiati politici negli Stati Uniti.
I cittadini di Banja Luka si sono da sempre rivelati ostili nei confronti della comunità, ma mai come adesso hanno ampiamente dimostrato il proprio dissenso con manifestazioni violente come quelle degli ultimi giorni.
Le associazioni LGBT+ si sono ritrovate costrette a lanciare un allarme sulla sicurezza delle persone che si trovano nella Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina. Le parole del Presidente Dodik risuonano ancora prepotenti alle orecchie di chi prova a guadagnarsi un piccolo pezzo di libertà in questo territorio difficile: “Ci sono posti e isole in tutto il mondo dove essere gay è normale. Possono e devono andare in questi posti i gay. Questo è il mio pensiero, il nostro modo di vivere e sto cercando di proteggere il nostro modo di vivere.”
Un Presidente che respinge, critica, ostracizza e punisce parte della sua popolazione non è di sicuro un grandissimo esempio di civiltà. Come se non bastasse, lo stesso Dodik ha annunciato che nei prossimi mesi entrerà in vigore una legge che vieterà ai membri della comunità LGBT+ di entrare nelle scuole. Verranno esclusi da asili, licei, università, con il divieto categorico di fare propaganda o semplice sensibilizzazione (anche in materia di malattie sessualmente trasmissibili).
Quello che è accaduto a Banja Luka è un vero e proprio crimine d’odio incoraggiato dalla polizia, perpetrato dalla politica e protetto dall’opinione pubblica.
Le reazioni sono state numerose. Il collettivo nazionale che dal 2019 riunisce a Sarajevo migliaia di persone per i diritti LGBT+ ha avviato un procedimento penale contro il Ministero dell’Interno della RS. L’indignazione si è subito scatenata sui social, con numerosi tweet (finiti poi in tendenza) da parte di alcune ONG come “Transparency International BiH” che ha immediatamente sospeso i contatti con la RS. Ricordiamo che lo scorso Settembre a Belgrado l’Europride era stato addirittura bandito dal governo serbo e da alcuni movimenti estremisti religiosi: in quell’occasione, per fortuna, fu autorizzato poche ore prima ma sotto l’occhio attento della polizia.
Nausica Federico
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