Sharon Santarelli
Sono circa 1.000 le persone attese nella città di Ferrara che, sabato 1° giugno, ospiterà il suo secondo Pride. Quest’anno Ferrara (una delle città europee dove la bicicletta è il mezzo più utilizzato tra gli abitanti), ha deciso di individuare proprio nel mezzo a due ruote l’identità del Pride. Abbiamo raggiungo Manuela Macario, presidente Arcigay Ferrara “Gli Occhiali d’oro” che, nonostante gli impegni per portare avanti la macchina organizzativa, ha scambiato con noi 4 chiacchiere sull’evento che su svolgerà domani in città.
Domani andrà finalmente in scena il Pride in Bike. Quest’anno il secondo Pride di Ferrara si svolgerà in bici. Come vi è venuto in mente di fare il”Pride in Bike”? Cosa avete previsto per l’evento?
Il Primo Pide in Bike della città, mette insieme un lungo evento di realtà, di associazioni ed organizzazioni cittadine. Un lungo percorso, che parte dal basso, e che si realizza dopo un anno di lavoro. In corsa si sono aggiunte molte associazioni del nostro territorio che hanno partecipato attivamente alla realizzazione del Pride di domani.
Quello che andrà in scena domani sarà un un Pride molto identitario, dove viene utilizzata la bicicletta ed i mezzi a due ruote (senza motore), affinché questi mezzi abbiano non solo un significato organizzativo, ma politico.
Sono un mezzo democratico, ecologico, economico. In tutto il Mondo, anche nelle aree più svantaggiate, le ruote sono mezzi utilizzati anche dalle persone più svantaggiate. Le ruote senza motore infatti non prevedono l’utilizzo di carburanti, di patente di assicurazione. Sono inoltre utilizzate da soggetti con disabilità o mobilità ridotta, che in questo Pride potranno utilizzare sia i loro mezzi (unici mezzi elettrici messi) oppure utilizzare le bici cargo messe a disposizione dall’organizzazione del Pride.
Le bici cargo, pedalate da una persona, trasportano altre persone (adulte e bambini) che, per problemi di mobilità ridotta, anche temporanea, possono in questo modo partecipare al Pride insieme alla loro famiglia ed ai loro amici. Credo che la scelta di utilizzare questo mezzo sia stato davvero un segno di una grande inclusività.
Con questo pride rivendichiamo la necessità di pari diritti, visibilità e di essere previsti come persone LGBTQ+ in tutti quei contesti della vita di tutti i giorni, che non prevedono ad oggi tutte le nostre identità. Oltre ciò la nostra scelta è anche quella di rivendicare i nostri diritti come persone ma anche i diritti del nostro pianeta. “Nessun diritto è tale se non salvaguardiamo il nostro pianeta”. Questo concetto deve rimanere impresso e chiaro, perché se non facciamo qualcosa per il nostro pianeta, i nostri diritti non avranno nessun significato.
Ferrara è la città delle biciclette, un mezzo di trasporto non solo ludico. E’ una città dove tutti hanno una bici; dove il mercato dell’usato è molto grande, le bici passano di generazione in generazione nelle famiglie, gli amici se le scambiano e non vengono mai buttate.
Inoltre, la bici ha un forte carattere identitaria a nostro avviso. E’ il mezzo con cui i nostri nonni e le nostre nonne hanno fatto la rivoluzione ed hanno liberato il nostro Paese.
Come si è svolta l’organizzazione dell’evento? Quali sono le criticità che avete affrontato? Come avete coinvolto la comunità?
Abbiamo impiegato un anno ad organizzare il Ferrara Pride in Bike, grazie alla collaborazione di molte associazioni ed organizzazioni.
Le criticità che abbiamo riscontrato sono quelle di ogni grande evento ma abbiamo trovato una grande collaborazione da parte delle pubbliche amministrazioni, della Questura, della Prefettura ma anche da parte di molti esercenti che, oltre a dare un contributo economico per la realizzazione del Pride, hanno anche deciso di mettere a disposizione il giorno del Pride i propri spazi per toilette, punto di rifornimento gratuito, zone di decompressione. Abbiamo cercato di coinvolgere tutta la realtà cittadina, non solo la comunità LGBTQ+ che ne è coinvolta alla base che ha partecipato dal primo momento, in maniera attiva, tramite le associazioni, alla realizzazione del Pride. Quello che volevamo fare era coinvolgere la comunità. Domani capiremo se ci siamo riuscita; però al momento sentiamo un grande sentore da parte della comunità ferrarese (e limitrofa come Bologna, Modena e Rovigo).
Cosa è previsto durante l’evento?
L’evento inizia alle 16.00. La parata partirà alle 17.30. Si attraversa l’asse principale della città. Lungo il percorso ci saranno 4 performance artistiche che animeranno il percorso del Pride che, comunque, potrà essere effettuato anche a piedi e si svolgerà in maniera molto lenta così da farci riappropriare serenamente di tutti gli spazi della città. Quando arriveremo nella piazza principale, ci saranno ad aspettarci i nostri gadget, stand gastronomici e mercatini equo-solidali, ma in particolare modo un palco dove dopo interventi politici (ai quali parteciperanno anche Gabriele Piazzone e Turano) ci sarà un dj set che andrà avanti fino a mezzanotte.
Quali sono le principali sfide che la comunità LGBTQ+ deve affrontare nella vostra città?
La sfida è prettamente culturale.
Dobbiamo deostruire stereotipi e pregiudizi intorno alla comunità LGBTQ+ che si sconfiggono esclusivamente attraverso una rete solida con le istituzioni, scientifiche e scolastiche ed attraverso la formazione.
La nostra associazione ha previsto incontri nelle scuole di Ferrara e provincia. Sono state svolte 150 ore di formazione, abbiamo incontrato più di 500 studenti divisi per classi, facendo almeno 2 incontri di due ore ciascuno, per approfondire il significato degli stereotipi e dei pregiudizi e di ciò come comportano.
Sediamo al tavolo della prefettura per il contrasto contro l’omo-trans-fobia grazie al Centro Anti-discriminazione. Un’altra sfida è quella di tenere il Centro Anti-discriminazione un servizio sempre più vivo e potenziato, in quanto riceviamo una media di 100 richieste l’anno ed il numero è sempre più crescente. La formazione nelle scuole, nelle università, nelle aziende, nelle pubbliche amministrazione, nei luoghi di lavoro ed il potenziamento dei CAD è una sfida che chi vincerà le elezioni il prossimo 8 giugno dovrà tenere in considerazione. In questi anni di governo leghista si sono alternati momenti di scontro duro a momenti di collaborazione. E’ evidente che è solo un inizio, perché è comunque necessario che ci amministra una città lo faccia in maniera imparziale, mettendosi in ascolto ed in condizione di deostruire i propri pregiudizi. Non ci sono cittadini di serie A e di serie B e nessuna amministrazione può permettersi di discriminare. Questa è la sfida che noi lanciamo ai candidati sindaci. Ci aspettiamo che chiunque vinca possa accogliere le nostre istanze che, in campagna elettorale, abbiamo già portato in un manifesto politico durante la campa elettorale che, speriamo, venga applicato.