“Rumour has it”, canterebbe la nostra Adele non nazionale, che testualmente si può tradurre con “si dice”, ma il rumour lanciato da un noto settimanale italiano su Paola Belloni, compagna della neosegretaria del PD, è una vera gigionata.
La prima obiezione è stata sollevata dalla protagonista colpita dal gossip, Paola Belloni, che si è scagliata contro la rivista commentando il servizio e rivolgendosi direttamente agli autori utilizzano la schwa: “Carə giornalistə di ‘Diva e Donna‘, comunicare a mezzo stampa l’intimità affettiva di una persona è un atto ingiusto e si chiama outing. Io ne son stata travolta […]”
L’opposizione di Paola sorge dunque per un’irrispettosa mancanza di privacy non tanto per la tipologia di legame che la lega ad Elly Schlein, ma bensì verso la sua stessa persona. Sebbene possa apparire apparentemente superfluo, ad alcune categorie e in particolare a chi si occupa di informazione e comunicazione, farebbe bene una ripassata sulla distinzione tra coming out e outing.
Certo, conoscerne la differenza tra le due definizione non è come scoprire l’elisir della giovinezza, ma renderebbe la vita sociale delle persone malcapitate un tantino migliore, un po’ come il cacio sui maccheroni. Dunque per gli amici sofferenti di anglofobia, possiamo tradurre coming out con “venire fuori”. Ciò indica il momento in cui una persona è pronta a dichiarare all’universo o solo agli abitanti del suo condominio o magari solo al gatto di casa, il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Quindi con “venir fuori” una persona non sta dicendo agli amici che bussano al citofono che sta per uscire di casa, bensì, che non ha più voglia di tener nascosto nell’armadio la propria collezione di lustrini e non intende più scrivere, chi è o chi ama, solo sul suo diario personale chiuso con il lucchetto nel suo cassetto. Attenzione!
Sebbene per alcuni non si necessiti del mago Otelma per capirne gli antri dell’anima, è sbagliatissimo sostituirsi alle sue intenzioni; ed è esattamente quello che la rivista di gossip ha fatto a Paola Belloni. Qualcuno ha deciso per lei che era il momento giusto di dichiarare all’Italia fatti della sua vita. Questo è outing, anche se, a farlo, è una rivista che si occupa di gossip e di spifferare i fattacci intimi degli altri. Sebbene non esista un reato ad hoc, l’outing è passibile come diffamazione.
C’è però un altro aspetto che nessuno ha considerato, ed è il titolo con cui la rivista ha annunciato la notizia in copertina: “Elly Schlein: Ecco l’amica del cuore segreta.”
In un solo titolo tanti errori ed orrori. Paola Belloni viene definita come l’amica segreta di Schlein, perché definirla partner o compagna sarebbe stato troppo offensivo o troppo bigotto o una violazione della sua privacy? Really?
Inoltre, amica segreta. Segreta? Ma a chi, alle centinaia o migliaia di persone a cui è stata spifferata con allusione ammiccante la notizia?
Se proprio si voleva colpire Paola o Elly si poteva fare chiamando i fatti con il proprio nome.
Senza contare le reazioni di moltissimi fruitori per mezzo social, che rimproverano Paola Belloni di doverselo aspettare. “Adesso è con una famosa, che credeva!” Come se la notorietà sia sinonimo di azzeramento della propria privacy. Really?
Benito Dell’Aquila
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