Papa Francesco, tra scivoloni linguistici, “frociaggine” e scuse a chi si sente offeso. Lepore: l’ennesima chiusura rischia di ingenerare una caccia alle streghe nei seminari

Claudio Finelli

Dopo l’incredibile indiscrezione, ripresa peraltro anche dalla stampa internazionale, secondo cui il Pontefice, nella scorsa settimana, rivolgendosi ai tantissimi vescovi accorsi nell’Aula del Sinodo per l’assemblea generale della CEI, avrebbe richiamato la necessità di inibire l’accesso di omosessuali nei seminari perché “c’è già troppa frociaggine”, sono arrivate, nella giornata di ieri, le prevedibili e puntuali scuse di Bergoglio.

Francesco ha affidato ad un portavoce della Santa Sede le sue scuse, ribadendo altresì che nella Chiesa c’è spazio per tutti, nessuno escluso e che nessuno è inutile, nessuno è superfluo.

“Il Papa – ha aggiunto il portavoce – non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi, e rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l’uso di un termine, riferito da altri”.

Intanto lo scivolone di Bergoglio resta e non sono certo le scuse a cancellarlo, uno scivolone di cui stupisce anche l’inopportunità lessicale, che da alcuni è stato attribuito solo a imperizia linguistica, e che invece potrebbe essere stato dettato, più semplicemente, dalla volontà di confermare, a una eventuale “fronda”, la linea contraria all’ammissione delle persone omosessuali nei seminari, che sarebbe già stata espressa in passato dallo stesso pontefice ed istituita nel 2005, all’interno della Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis, ovvero il regolamento dei seminari sul territorio italiano.  

La redazione di Radio Pride ha contattato il giornalista de Linkiesta.it Francesco Lepore, ex sacerdote e attivista Lgbt+, chiedendogli di commentare questa controversa dichiarazione di Papa Francesco.

Si potrebbe dire tanto, ed è stato già detto, sui termini scurrili e offensivi utilizzati da Papa Francesco nel ribadire il suo no all’accesso di persone omosessuali in seminario. Al riguardo, fra l’altro, sono arrivate le scuse del pontefice per mezzo del direttore della Sala Stampa della Santa Sede. La questione fondamentale è invece a mio parere un’altra: l’ennesima chiusura in tal senso (l’altra risale al 2018), senza gli opportuni distinguo tra atti e orientamento, rischia d’ingenerare una vera e propria caccia alle streghe nei seminari, magari agita da superiori, loro stessi omosessuali e, in pari tempo, omofobi. Bisognerebbe piuttosto ricordare che il vigente obbligo celibatario per i sacerdoti prescinde dall’orientamento sessuale: una volta assunto nel giorno dell’Ordinazione, esso dovrà essere osservato da un presbitero tanto eterosessuale quanto omosessuale.

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