Martedì scorso i legislatori ugandesi hanno approvato una nuova versione della legge anti-gay, rimuovendo una clausola che criminalizzava le persone che si identificavano come appartenenti alla comunità LGBT+.
La situazione nel paese dell’Africa orientale è già di per sé critica: l’omosessualità è illegale per una legge dell’era coloniale che criminalizzava gli atti sessuali definiti “contro l’ordine naturale delle cose”. La pena prevista per tale reato è il carcere a vita.
Lo scorso mese il presidente Yoweri Museveni ha modificato il disegno di legge, restituendo all’assemblea nazionale una versione rivisitata dello stesso. In quest’occasione, ha voluto fare una differenza tra una persona effettivamente identificata nella comunità LGBT+ e invece coloro che si impegnano in atti omosessuali: il risultato è stato una vera e propria sconfitta per l’umanità, e un tragico allontanamento dagli obiettivi di ottenimento di diritti civili e politici.
La nuova legge prevede infatti la pena di morte per il reato di “omosessualità aggravata“, ovvero in quei casi in cui i rapporti sessuali coinvolgono persone affette da HIV, minori, e categorie di persone a rischio o considerate vulnerabili. Una ghettizzazione nella ghettizzazione, una doppia discriminazione: nient’altro che un dolore immenso per l’intera comunità, un’azione perpetrata da un governo sempre più oscurantista e violento che agita come arma quella potentissima della repressione: gli attivisti ugandesi non hanno potuto nulla contro questa decisione. In migliaia si sono riversati nelle strade, ottenendo soltanto la rabbia della polizia locale.
Una persona sospettata di “tentata omosessualità aggravata” può essere incarcerata fino a 14 anni, mentre per il reato di “tentata omosessualità” la pena è di 10 anni di reclusione.
L’altro aspetto della medaglia è che con questa modifica la legge non andrebbe più a criminalizzare e condannare le persone che si identificano come appartenenti alla comunità LGBT+, ma d’altro canto coloro che invece sostengono il movimento rischierebbero anche pene fino a 20 anni. Si tratta di un labirinto dal quale è impossibile uscire.
Il Presidente Museveni ha ancora la possibilità di modificare la legge, ponendo anche il veto. La pressione da parte della comunità internazionale è praticamente alle stelle, e si dovrà aspettare la sessione in plenaria nella capitale Kampala per capire la sorte di centinaia di migliaia di persone.
Le Nazioni Unite si sono espresse, ritenendo il disegno di legge già precedentemente approvato come “un’enorme violazione dei diritti umani”: fin dove si spingerà l’Uganda?
Nausica Federico
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