Claudio Finelli
Meritano certamente attenzioni le recenti esternazioni di Marina Berlusconi, figlia ed erede del Silvio “nazionale”, che in un’intervista rilasciata a fine giugno al Corriere della Sera, puntualizzava la propria distanza da alcune posizioni della destra di governo e dell’estrema destra europea, relativamente ad aborto, fine vita e diritti lgbt+.
Per la precisione Marina Berlusconi, nella succitata intervista, ha sostenuto: “Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbt+, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Perché ognuno deve essere libero di scegliere. Anche qui, vede, si torna alla questione di fondo, quella su cui non credo si possa arretrare di un millimetro: la questione della libertà”.
La dichiarazione di Marina Berlusconi se da un lato fa storcere il naso ai colleghi di governo e agli esponenti politici di Lega e FdI – in realtà non proprio a tutti – dall’altro solleva alcune perplessità anche tra chi, attento osservatore delle dinamiche politiche degli ultimi trent’anni, cerca di stabilire l’autenticità delle parole e del pensiero della Berlusconi.
D’altronde, anche Pier Silvio Berlusconi, a pochi giorni dalla dichiarazione di Marina al Corriere della Sera, in occasione della presentazione del palinsesto Mediaset 2024-2025, si sarebbe allineata in maniera inequivocabile al pensiero di Marina, affermando: “La difesa dei diritti civili è nel DNA di ciò che ci ha tramandato mio padre ed è una cosa in cui io credo. Una battaglia di modernità e civiltà che non smette mai. Non mi piace dire che il tema sia di destra o di sinistra. I diritti civili sono di tutti, ci sono battaglie importanti che devono essere portate avanti”.
In molti, al momento, cercano di stabilire il rapporto di affinità tra queste esplicite aperture ai diritti di Marina e Pier Silvio e la condotta politica che storicamente ha avuto il partito che fa capo, anche da un punto di vista squisitamente finanziario, alla famiglia Berlusconi.
Perché, dal punto di vista dei diritti Lgbt+, Silvio Berlusconi restituisce un profilo umano e politico asistematico, diverso da quello di tanti esponenti politici della destra cattolica e radicale che, dall’interno del partito o da partiti alleati, hanno condiviso con Berlusconi esperienze di governo o di opposizione.
In tal senso, il profilo di Silvio sembra affine a quello di Pier Silvio e di Marina Berlusconi che oggi si smarca dai suoi alleati, offrendo una soluzione “in sintonia con la sinistra di buon senso”, che poi è una soluzione in sintonia con le destre moderne e liberali che da anni operano in tante democrazie europee ma non nella nostra.
Se è innegabile che Berlusconi è stato, indubbiamente, quello delle battute sessiste e del sarcasmo omofobico a buon mercato, quello delle caute aperture ai diritti civili e al contempo della concreta opposizione alla Legge Cirinnà e al DDL Zan, è anche vero che è stato colui che, fin dagli anni ‘80, con le trasmissioni di Maurizio Costanzo e Amanda Lear, ha dato spazio, senza censura, sulle sue reti, a personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura che, in maniera più o meno dichiarata, davano voce a istanze o caratteri afferenti all’immaginario e alla vita delle persone Lgbt+.
Successivamente, le tv di Berlusconi hanno amplificato la propria quota di rappresentazione Lgbt+, al punto tale che, circa tre anni fa, l’ex direttore di Rai Due, Carlo Freccero, pur di difendere un controverso monologo del duo comico Pio e Amedeo, sostenne che il monologo “incriminato” era un atto di ribellione al fatto che, sulle reti Mediaset, fossero presenti gay ad ogni ora.
Inoltre, nella compagine politica di Forza Italia ha avuto spazio, sostenuto dalla stima e dall’amicizia dello stesso Silvio Berlusconi, il giornalista, conduttore e divulgatore scientifico Alessandro Cecchi Paone, tra i primi a fare coming out, nel 2004 e lo stesso partito del Presidente, grazie alla presenza di Francesca Pascale, tesseratasi all’Arcigay presso l’associazione Antinoo di Napoli, e di Mara Carfagna aveva avanzato esplicite aperture ai diritti delle persone Lgbt+ nel 2014 con l’apertura del dipartimento per le libertà civili e i diritti umani in Forza Italia insieme a Renato Brunetta, Anna Maria Bernini e Stefania Prestigiacomo.
Dunque, le dichiarazioni di Marina Berlusconi e Pier Silvio Berlusconi sui diritti Lgbt+ e non sono poi una grande novità nella storia politica di Forza Italia e dell’universo mediatico e televisivo – quello di Mediaset – che a Forza Italia è inscindibilmente legato.
Ciò che resta oscuro e al momento insondabile, è capire in che misura lo spirito liberale di un partito di destra ma moderno ed europeo, come Forza Italia, potrà fare da efficace contrappeso all’affermazione, in Italia e in Europa, di partiti di estrema destra, ivi compreso gli alleati di governo dei Fratelli d’Italia e Lega, ideologicamente ostili all’avanzamento di tutele e diritti per le persone Lgbt+